giovedì 13 maggio 2010

Michele Scagnetto, Codroipo (UD)

Nato il 24 novembre 1908

Nastro 1998/2 - Lato B                        16 febbraio 1998
    
I tedeschi mi hanno buttato a terra e mi hanno portato via il pane e dopo è arrivato fin qua uno [...].
Quando sono arrivati i tedeschi sono scappate due mie sorelle. Sono andate a Prato e vivono ancora a Prato. Una è del 1905 (Maria) e l'altra è dell'11 (Anna). Sono scappate con altra gente, poi là a Prato hanno trovato lavoro nel tessile, poi hanno trovato marito e adesso sono vedove, tutte due.
Io sono rimasto qua con mia mamma, Santa Toso. Il papà, Angelo - che ha lo stesso nome di mio figlio che lavora con le moto - era militare sul Trentino. Le due sorelle se ne sono andate via.
D. Come mai le sue sorelle sono scappate e lei no?
R. Sono scappate senza dir niente. C'era tanta gente che scappava e loro sono andate con una famiglia di qua...

Il posto in cui viene registrata l'intervista (e dove il figlio ha l'officina di moto), si chiamava all'epoca il cortile Scagnetto, proprio in centro a Codroipo.

Io e mia mamma siamo andati fino a Beano, insieme, sfollati. Siamo stati via tre giorni in una casa di contadini. Dopo siamo tornati a casa; abbiamo trovato la casa in disordine e siamo rimasti qua.
Durante l'anno dell'occupazione i tedeschi andavano su e giù, hanno anche fatto delle feste, nel mercato: mangiare crauti e bere.
Siamo andati a Beano perché qua era tutto pieno di sfollati borghesi italiani, provenienti da Udine e da Cividale che cercavano di passare il ponte. Una famiglia si è anche fermata nel nostro cortile con un carretto. Erano in quattro cinque persone e un maiale; poi hanno lasciato qua il carretto e sono partiti con il cavallo e il maiale. Erano da Udine.
Le sorelle sono andate via senza dir niente, mentre io e mia mamma siamo andati a Beano. Le mie sorelle sono scappate perché scappavano tutti, sono andate via con una certa signora Veronica, di cui non ricordo il cognome e che abitava qua nel nostro "cortile Scagnetto" che ora si chiama vicolo Fassalat. 
Perché qua una volta vi abitavano tutte famiglie con il cognome Scagnetto. Erano operai. Mio padre ad esempio faceva un po' di facchino, un po' di tutto. Poi andava a far mattoni in Germania, in Baviera, prima della guerra. Anche mio nonno ci andava e ci ha perso una mano, stritolata mentre stava pulendo una macchina.
Tornato a casa dalla Germania mio papà è andato in guerra, e si è salvato, ma alla fine della guerra è stato un mese a Trieste, poi è venuto a casa e dopo un mese, un mese e mezzo gli è capitato la diarrea, ma alla fine se l'è cavata.
Quando sono arrivati i tedeschi hanno portato via anche un maiale a mia mamma. Lo tagliavano a pezzi e lo mangiavano crudo così, dalla fame... 
In piazza era pieno di gente, di gente che veniva giù da Udine frammezzo ai militari. I negozi erano tutti spalancati.
Quando siamo tornati da Beano era pieno di porcherie dappertutto. Stracci, di tutto c'era per terra. Di morti ce n'era qualcuno nei negozi, militari italiani.
Quando è finita la guerra erano gli italiani a cavallo che accompagnavano i prigionieri tedeschi. Andavano a piedi fino a Udine, questi prigionieri. Erano straccioni, pieni di fame. Uno cascava da una parte, quell'altro cascava dall'altra e gli italiani li tiravano su.
Non ricordo di sparatorie dentro il paese all'arrivo dei tedeschi (nel '17). Però ricordo che sul campanile c'erano quattro mitraglie di tedeschi ... ma le hanno buttate. So che ne hanno buttati giù quattro di loro, perché noi siamo sotto il campanile che è proprio qua vicino.
Durante l'occupazione, io mi arrangiavo perché andavo dentro nel mercato dove facevano la festa. Dove adesso ci sono i giardini e dove durante l'occupazione non facevano più il mercato, ma ogni tanto facevano una festa per i soldati che dopo andavano al fronte.
Io non ho patito la fame perché andavo a lavare le gavette ai soldati e qualcosa mangiavo. Dopo abbiamo avuto uno qua in cucina che faceva da mangiare [?].
Il prete era cattivo e il sindaco Petris diceva, durante l'occupazione: «Ammazzate il più piccolo e date da mangiare ai grandi». [?] C'era fame!
Non ricordo che siano arrivati profughi da altre parti.
Sono andato a scuola fino alla seconda, poi è arrivata la ritirata e basta là...
Di mestiere ho sempre fatto il meccanico. Un po' sotto padrone e, dopo la guerra, ho messo su l'officina, che è mia, adesso. Ho fatto anche l'autista, sempre per mantenere la famiglia.

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