venerdì 14 maggio 2010

Elisa Toffolo "Rosajuliana", Fratta di Maniago (PN)

Nata nel 1900

Nastro 1998/12 - Lato A                      19 maggio 1998

Mi ricordo di tante cose, mi ricordo ... che io ero vicino alla chiesa, la mia casa era vicino là.
Però, durante la guerra ... fame! Ci portavano via tutto, tutto. I tedeschi erano pieni di fame e gli altri lo stesso. Poco da mangiare, Madonna, che poco mangiare.
A casa nostra si faceva un po' di agricoltura, si tirava avanti così. Avevamo qualche campicello in tre quattro parti diverse.
In casa, sotto i tedeschi, eravamo io, mia mamma, mia zia e vari cugini; in tutto 8 persone.
Abbiamo passato la guerra con tanta fame. Io avrei mangiato non so cosa, si era giovani quella volta ... ma non ce n'era, non ce n'era. E portavano via, i tedeschi rubavano, gli altri rubavano e noialtri? Si mangiava quello che restava! Oh, che anni!
Certe volte, adesso, che c'è di tutto ... adesso a dir la verità non si può lamentarsi, e allora io dico, alle volte, avreste dovuto esserci a quei tempi che dico io! Non c'era da mangiare. E fame, tanta fame!
Quando sono venuti i tedeschi, quelli rubavano. Avevano fame anche loro e rubavano. E quel che rubavano loro, per noi non c'era più. Andavano a guardare dappertutto, nelle camere, dentro per i letti, credendo che ci fosse sempre qualcosa da mangiare, perché avevano fame anche loro. 
Eh sì! Ah, che anni!
Tante volte che sento i bambini: «Ah, non mi piace quella roba là, non mi piace!» Dico io: «Avresti dovuto essere a quei tempi che ero io giovane come voi. E fame ... e non ce n'era.»
Mi ricordo, dopo Caporetto, quanta fame, che portavano via tutto, anche gli italiani. Avevano fame anche loro, e come si faceva negare un boccone di polenta, mica grandi cose: polenta, e avanti.
Ah, che fame. Ero giovane io, avrei mangiato...
In casa con noi c'era mio papà, allora i tedeschi avevano riguardo. Io non ero come adesso brutta, ero una bella ragazza e mi facevano delle corti, e mio papà diceva: «Eh, no!»
Io comunque avevo conosciuto dei soldati, e anzi mi hanno scritto poi, dalla Cecoslovacchia, e non saranno neanche tanti anni [?] ... ma siccome sapeva scrivere poco l'italiano ... dopo mi sono stancata.
Eh, ma ne abbiamo passate!
Non ho fotografie, né le lettere del cecoslovacco.
Uno che si era innamorato di me era dell'Alsazia Lorena [?] e anche questo mi scriveva, molto affettuosamente.
Si capisce che avrebbe voluto sposarmi. Era rimasto qua per qualche tempo ma poi l'avevano trasferito. Aveva un nome tedesco, ma adesso non lo ricordo più.
C'era solo la polenta, ma la si mangiava con tanta avidità, perché c'era fame, e con la fame tutto è buono.
Si aveva un po' di terra e la si lavorava. A volte si andava anche nelle case degli altri che avevano più terra, se avevano bisogno di un'opera.
Non vorrei pensarmi cosa si è passato. Fame.
«Mamma, ho fame!»
E la mamma mi rispondeva:
«Eh, ce l'ho anch'io, fame!»
Tutto portavano via. Mi ricordo un giorno che avevo cucinato delle patate e anche del grano che si cucinava sulla fiamma, che è buono anche quello ... e poi ci hanno portato via tutto. 
Loro andavano dappertutto a svaligiare. Portavano via tutto quello che gli comodava, e se c'era da mangiare, la prima cosa era quella.
Venivano a casa quelli che erano stati a lavorare, che avevamo un po' di campetti di terra. 
«E da mangiare?», chiedevano... «Hanno rubato tutto!» 
Ci si sedeva alcune volte e la tavola era vuota. Eh ben, non vorrei pensarci.
Fame, tanta fame. Madonna! 
E la polenta? La mangiavamo come fosse un dolce, e non sapeva da niente perché condita non era.
Si mangiava la verdura condita solo con l'aceto, era buona, perché non c'era altro.
Eh, quanta fame!

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