domenica 2 maggio 2010

Intervista a Federico F., recuperante

Nato nel 1924 a Nervesa (TV)

Nastro 1994/18 - Lato A                     23 maggio 1994

I migliori affari nel recupero erano, più che il [proiettile calibro] 149, il 280 e il 220.
Anche se per la verità ... anche il 149 era buono: aveva 21 kg di piombo. 
In ogni caso il migliore in assoluto era il 152 italiano, che aveva copiato dal 149. Aveva le palline grosse, e aveva 21 kg di piombo, mentre 15 kg ne aveva il 149 tedesco [?]. 8 kg era il 112 francese.
Nel 1951, tutti e due, io e Elio Z. siamo andati a cercare residuati dall'Ortigara fino a Jesolo.
I primi radar sono venuti da Asiago.
Io ero del genio sabotatori e già là avevo conosciuto questo attrezzo che permetteva di sentire il metallo profondo una trentina di cm, e alla fine della seconda guerra ho usato i radar lasciati qua dagli inglesi.
Ho iniziato nel 1951, e si trovava roba in abbondanza, ancora. Ma anche adesso se ne trova; ho trovato una scheggia anche adesso qua mentre zappavo. 
Anche bombe piene ce ne sono ancora. [Sui problemi attuali relativi alla bonifica bellica, il recupero di residuati, ecc. si veda il blog di Giovanni Lafirenze Biografia di una Bomba]
Noi allora le bombe le smontavamo tutte.
Se ne trovavano bombe non solo da Elio [zona villa Jacur], ma anche qua a casa mia, a Bavaria, nel bosco vicino casa, dove ha comperato mio figlio e c'erano anche dei ricoveri della guerra ... e un ufficiale che aveva combattuto qua, poi è venuto a trovarci e ci ha detto - io ero ancora bocia - che andava dentro e fuori per qua...
Nel 1951, un kg di ferro era come un kg di pane. È stato più tardi, nel 1959 che il ferro ha cominciato ad andar giù.
Il radar di Fontaniva era un modello costruito artigianalmente dallo stesso venditore, e riusciva a scandagliare più in profondità.
C'era mezza Nervesa che andava in cerca di residuati bellici, perché allora per vivere si viveva con quello. Dopo il governo ci ha messo un tappo, tanto che ora se ti trovano con una bomba piena ti mettono in prigione, ti fanno processo. Bisognerebbe sempre denunciarle, ma cosa vuole, a volte si trovano e si buttano in parte, si lasciano là. Noi le facevamo brillare tutte.
Gli abitanti di Nervesa, tutti andavano in cerca... Io e mia moglie, che era del '32, quel pezzo di casa l'abbiamo fatto su con le bombe. Si viveva. Lavori altri non ce n'erano.
Ai tempi in cui andava in cerca di residuati anche Cappellari [proveniente da Enego e abitante a Santa Maria delle Vittorie] si andava giù a Candelù e fino a Jesolo.
Cappellari si è portato a casa per ricordo qualche bomba e lo hanno denunciato. Ma a quei tempi là noi eravamo liberi. E quando partivamo alla mattina i carabinieri ci dicevano sempre: «Fateci un piacere, non passate davanti alla caserma, che alle volte non vi esplodano proprio qua!»
Si andava giù per Maserada. E per tutti i posti in cui si andava i carabinieri ci dicevano: «Per piacere non state denunciarle». Allora se erano utili si facevano brillare noi, se invece non erano utili le lasciavamo là.
Le bombe che si lasciavano là erano soprattutto il calibro 105 tedesco perforante. Era pericoloso perché era caricato con doppio detonatore, cioè scoppiava sia che cadesse con la punta che con il culo.
Inoltre era molto pericoloso il Pilor [?] francese, che ha una spoletta di ottone pesante un kg (cioè 3-4 kg di pane); comunque noi riuscivamo a recuperarne l'ottone.
Avevamo imparato sul campo, con l'esperienza, come fare per disinnescare le bombe. Io il militare l'ho fatto come guastatore-sabotatore, della 1.a compagnia... Ma da militare sono stato solo quattro mesi. Il resto l'ho fatto tutto in montagna,  perché allora o la Mas o i tedeschi, o questo o quell'altro... Insomma io avevo dei parenti su; prima ho fatto quattro mesi di militare, ho fatto in tempo a fare il giuramento e poi è venuto l'Otto Settembre e dopo...
Per scappare alla Mas e ai tedeschi sono andato in montagna con i partigiani, visto che avevo anche un parente a Revine Lago. Sono entrato con le formazioni partigiane, divisione Nino Nannetti.
All'inizio non eravamo molto preparati, ma più tardi sì. Elio Z. ha fatto il partigiano a Miane con la Mazzini.
Tanto per dirne una, sono stato bruciato al basso ventre con l'iprite, per farla brillare, a dirlo qua. 
Avevo trovato un deposito dalle parti del castello di Collalto, di 50 pezzi ... e mi sono fatto tre mesi a[ll'ospedale di] Padova. Era un deposito di 149 tedeschi,  quello della disfatta di Caporetto. E adesso ce n'è ancora un altro là, sulla campagna... [non vuole dire altro, precisare meglio]. 
Adesso noi gli apparecchi [i cercametalli / metal detector] non li abbiamo più e niente abbiamo più. Ce n'è della roba ancora sotto! Ma non sono pericolose per il futuro...
Io le ho trovate con l'apparecchio. Erano 50 granate da 50 kg l'una.
L'iprite colpiva i punti più delicati del corpo e mi son fatto più di cento giorni a Padova.
Per disinnescarle sono andato sul Piave. È uscito il gas, che non aveva odore cattivo e poi sono iniziate le vesciche. Noi già conoscevamo il gas lacrimogeno e l'asfissiante, ma non questo. L'ho saputo dopo a Padova che si trattava di iprite. Noi le abbiamo aperte sapendo che erano a gas, ma ci sarebbe bastato il ferro... Una volta aperte, dopo tre quattro ore iniziano le vesciche, la diarrea. Ero da solo, per quello mi sono salvato [?].
Non parla, non vuol aggiungere altro se non che: 
«In Italia chi ruba tanto fa carriera e chi ruba poco fa galera». [...]
Dovrebbero darci la medaglia d'oro, per tutta la roba che abbiamo recuperato noi!
Il grosso del recupero avveniva su ad Asiago, più di qua.
Qua a Nervesa tutti andavano a recupero, anche le donne.
Ad esempio io ed Elio Z. che aveva una mano sola: Elio segnava ... poi si faceva un buco dove scavare e poi si scavava. Si dava lavoro a sei persone.
Quello che teneva l'apparecchio non riusciva anche a scavare; ora abbiamo venduto tutti gli attrezzi.
Io volevo anche mettermi in regola facendo domanda all'Artiglieria, ma ci sarebbe voluto il rastrello di legno, noi invece avevamo quello di ferro e prendevamo su tutto.
Mia madre è morta a 103 anni. Lei sapeva tanto...

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