domenica 18 aprile 2010

Intervista a Vittoria Benci

Questa testimonianza fa parte di una serie di interviste effettuate il 27 novembre e il 28 dicembre 1998 a un gruppo di vecchi presso la casa albergo I Faggi, via Micesio 31, Udine - (animatrice Romina ...).

Vittoria Benci, nata a Montona d'Istria nel 1911.

Nastro 1998/22 - Lato B   [inizio da 39:20 alla fine del nastro originale]                     28 Dicembre 1998

Sono nata in Istria, nel 1911 (9 ottobre) a Montona, in provincia di Pola, un cinquanta di chilometri fuori di Trieste. Mio papà era sottufficiale dell'impero austroungarico, quando è stato richiamato in guerra.
Io e mio fratello piccolo, quello che mi è rimasto sempre impresso ... che dopo mi dicevano che non è vero che io mi possa ricordare, perché in Austria la guerra è iniziata prima, e io avevo due anni e mezzo... Io mi ricordo che mio papà è andato a salutar la mamma ... mi viene un po' di "ribrezzo" (brividi)... Con mio fratello ero seduta sulla scala e il papà è venuto vicino a noi e ci ha messo un soldino per uno in mano ed è partito. Questo è quello che io ricordo e quando dicevano: non è possibile che te ti ricordi di queste cose, allora io gli ho spiegato che sì, e non avevo neanche due anni.
A casa nostra avevamo una fattoria abbastanza grande. Non so quanti ettari, ma avevamo di tutto, perché avevamo sempre un uomo che lavorava la terra. Avevamo il mulino nostro e c'era solo un nonno; altri nonni non ho conosciuto perché son morti tutti prima che io nascessi. Mio papà si chiamava Angelo Benci. È partito nel '14 ed è andato militare non so dove...
Durante la guerra noi non abbiamo avuto disturbi di guerra, lì nella frazione dove ci trovavamo. Insomma si viveva tranquilli, vi era quel po' di miseria come dappertutto, ma avevamo il nonno che custodiva. Non siamo stati profughi in giro, siamo sempre rimasti lì a casa, perché Montona non è stata mai né bombardata né minacciata. Era un retroterra.
Mio papà è ritornato, ma lui è stato 5 anni prigioniero in Russia. Ero grande quando è ritornato; lui diceva che si era trovato bene in prigionia, lavorava in campagna e finita la guerra è tornato a casa.
Invece nell'altra guerra ero a Cassino e da lì sono andata via col rastrellamento, da Cassino a Ferentino a piedi, con le colonne, e da lì siamo scappati. Era d'inverno, ci hanno costretto i tedeschi ad andar via.
Mi trovavo a Cassino perché mio marito era lì di servizio, con la Guardia di Finanza. Quando è venuto che i tedeschi erano contro di noi o non mi ricordo io, perché di certe cose non mi sono mai interessata. Allora non prestava né servizio né niente, eravamo isolati ed eravamo ritirati nella montagna di Cervaro. Dall'altra parte erano gli Abruzzi e lì poi è venuto questo rastrellamento di tutta la montagna perché loro volevano andare avanti e poco dopo hanno bombardato Cassino e l'hanno distrutto.
Da Ferentino abbiamo dormito in una stalla e poi da lì lui è andato a Roma e si è presentato al Comando e volevano che restassimo e che lui facesse servizio, ma essendo spogli di tutto, non avendo niente, né biancheria né niente, mi ha riportato a casa, in Istria.
D. Che cosa ricorda di quel periodo?
R. Di quel periodo ricordo solo cose brutte, solo robe brutte. Vedevo che ammazzavano la gente, che sparavano. Mi hanno portato via mio marito per i boschi, e lui è scappato, non so chi sia stato. Lui è riuscito a scappare, sennò l'avrebbero segnato in rosso, perché era italiano. Bastava essere italiani per essere fascisti. Lì ne sono stati ammazzati tanti. Ricordo quei due anni perché non ci facevano andar via, né me né lui. Allora è andato dal consolato a Zagabria, gli han fatto il foglio di rimpatrio e siamo ritornati in Italia. Siamo andati ancora in provincia di Frosinone vicino a Monte Cassino a S. Giorgio in C. [...], anche per cercar di recuperare qualcosa, dei danni; perché avevamo perso tutto.

Nastro 1998/23 - Lato A    Audio originale integrale, dall'inizio fino a 05:45                             28 Dicembre 1998

Io facevo la sarta e in qualche modo poi ce la siamo cavata. Noi in Istria abbiamo lasciato tutto; anche i miei genitori sono venuti in Italia. Sono stata due anni fa di là, a fare una gitarella, e c'è dentro un crovato nella casa nostra, e gli ho detto: «Mi fa entrare? ... perché io sono nata qua» e lui mi ha fatto entrare, ma era tutto un disordine, non era più quella casa. 
Il mulino l'hanno distrutto e hanno rotto anche le mole. Il mulino era su un torrente, veniva la gente dei dintorni a macinare. A Montona sono rimasti pochi italiani; nessuno, quasi...
C'era un bosco lì vicino, anche quando c'ero io, ma hanno tagliato quasi tutti gli alberi grandi. Il paese è su un'altura di 300 metri sul mare e da lì si vedeva Venezia. Avrà avuto sui 3-4000 abitanti. Il bosco non è sparito del tutto; passa il Quieto, che fa da confine con la Slovenia. C'erano i bagni di Santo Stefano, Pinguente...

Nessun commento:

Posta un commento