domenica 18 aprile 2010

Intervista a Norina Colussi

Questa testimonianza fa parte di una serie di interviste effettuate il 27 novembre e il 28 dicembre 1998 a un gruppo di vecchi presso la casa albergo Ai Faggi, via Macesio 31, Udine - (animatrice sig.na Romina ...).


Colussi Norina, nata nel 1912 a Udine-S. Osvaldo, residente a Udine-città durante l'occupazione 1917-1918

Nastro 1998/21 - Lato B    Audio originale integrale  da 38:44                                 27 novembre 1998

Abitavo in via di Mezzo, in centro, vicino a via Aquileia; noi siamo rimasti in città. Dei tedeschi ricordo che io e mia sorella abbiamo imparato a parlare tedesco, che mia mamma e la povera mia zia avevano aperto uno spaccio di vino e venivano i tedeschi e noi si faceva da interprete, io e mia sorella. Avevamo imparato il tedesco, proprio a parlarlo bene; venivano là, li si sentiva parlare e abbiamo imparato...
Mia mamma e la povera mia zia avevano messo su uno spaccio di vino, quando c'erano già i tedeschi. 
39:58 Venivano sti tedeschi e noi facevamo da interprete, abbiamo imparato il tedesco subito, io e mia sorella Elsa. 
Il vino, la povera mia mamma e la povera mia zia, partivano a piedi e andavano a prenderlo a Gemona, a ordinarlo. Me lo ricordo sempre, partivano a piedi, si vede che là c'era uno spaccio.
Non ricordo il momento della ritirata: ricordo che c'erano tanti di quei tedeschi e che italiani non ce n'era nessuno. 
41:06 Il povero mio papà era in guerra ed è morto durante la ritirata di Caporetto, è stato fatto prigioniero ed è morto in prigionia di fame e mi ricordo che ci ha raccontato un amico di mio padre che lui aveva un bell'orologio d'oro e lo ha dato via per una pagnotta di pane. L'avevano preso a Caporetto, da quelle parti, ed è stato mandato prigioniero in Ungheria. Mio papà si chiamava Santo, Colussi Santo, classe 1882.
43:14 Ricordo lo scoppio di Sant'Osvaldo, che noi abbiamo perso la casa e abbiamo perso tutto, perché si stava là vicino. Era in agosto del 1917, era vicino al manicomio. In seguito allo scoppio è sparita la nostra casa, abbiamo trovato solo la macchina da cucire, una Singer, che le mancava solo quello ... da mettere il filo, per il resto era perfetta, tutta a posto.
D. Come mai voi non vi siete fatti niente e la casa è crollata?
R. Scappati ... siamo riusciti a scappare! Prima abbiamo sentito un gran ... come un tuono, una roba ... e poi è scoppiato. Quella volta siamo scappati, siamo riusciti a scappare, siamo scappati verso la stazione e dopo, io e mia sorella e la povera mia mamma che ne aveva tre (anche un altro bambino più piccolo, il povero mio fratello che ora è morto e si chiamava Fioravante). 
45:53 Mia mamma col bambino piccolo è riuscita a scappare e noi invece siamo rimaste di qua, io e mia sorella, e siamo state perdute per otto giorni, che mia mamma non sapeva niente di noi, di me e di mia sorella. E dopo, per fortuna che quando siamo scappate c'era una signora che ci conosceva e ci ha portate con lei, ci ha portate non so quanto distante, questa povera donna, e dopo, per mezzo di comunicazioni o, non so, siamo riusciti a congiungersi con la mamma e con mio fratello.
Da allora ci siamo sistemati in Via di Mezzo a Udine e mia mamma e mia zia hanno aperto un piccolo spaccio di vino.
Non ho ricordo della ritirata di Caporetto, non ricordo neppure devastazioni, che quindi non devono esserci state.
46:11 Nello spaccio venivano tanti tedeschi che mai, tutti tedeschi, ufficiali o soldati, tutti venivano. Qualcuno anche di Udine, veniva; ma più che altro venivano soldati e ufficiali. Vendevamo vino e grappa, non si faceva da mangiare. Si aveva solo un tavolo, messo per traverso e là venivano a bere e c'era una stanza con il focolare e si sedevano là. Noi lo si chiamava «spaccio di vino»; veniva qualche civile anche di Udine, ma erano tutti scappati.
47:26 Degli ultimi giorni della guerra ricordo una gran confusione, soldati che venivano e andavano...

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