domenica 18 aprile 2010

Intervista a Giuliana Cossich

Questa testimonianza fa parte di una serie di interviste effettuate il 27 novembre e il 28 dicembre 1998 a un gruppo di vecchi presso la casa albergo Ai Faggi, via Macesio 31, Udine - (animatrice sig.na Romina ...).

Giuliana Cossich, nata nel 1914 a Trieste

Nastro 1998/22 - Lato A                        27 novembre 1998    

Io ricordo poco, e poi è fuori del raggio d'azione ... io sono nata a Trieste, nel 1914. Prima del '14 i miei genitori si sono trasferiti a Vienna, perché mio papà lavorava in una... 
Eravamo cittadini austriaci di lingua italiana, e mio papà che lavorava in una ditta austriaca è stato trasferito a Vienna dove c'era la sede; non ricordo il nome della ditta, so che era di specialità farmaceutiche. Mia mamma e mio papà, che erano giovani sposini e io, che sono nata nel '14, la nonna paterna e una sorella di mia mamma erano tutti assieme e si erano trasferiti a Vienna.
Ho sempre sentito parlare della difficoltà di approvvigionarsi, perché c'era lo stipendio del papà, ma c'erano tutte queste persone che dovevano vivere e mia mamma che doveva cucinare per tutti.
A Vienna era durissima, durissima. La guerra per l'Austria è iniziata nel '14; mio papà è stato richiamato alle armi ed è stato mandato a Leopoli, così c'è stato il rimpatrio di tutta la famiglia a Trieste.
Ricordo l'arrivo degli italiani a Trieste, nel 1918. Avevo già tre quattro anni e ricordo le luminarie, la festa. Siccome coincidono col mio compleanno che sono nata il 30 ottobre, ricordo che c'erano luminarie, io avevo 4 anni, e dicevo: «Ma è per la mia festa»? e mia mamma diceva: «Sì sì, è per il tuo compleanno»! E io ero tutta contenta perché c'era l'illuminazione sulle finestre, come si usava una volta.
Il nostro cognome è di origine dalmata. I Cossich sarebbero originari di Ragusa: il papà del papà era di Ragusa; il papà della mamma invece era di Lissa. I miei genitori hanno studiato a Trieste: ho i loro documenti scolastici scritti in lingua italiana.
Durante la guerra rimanemmo a Vienna un anno-due, poi mio padre andò militare, a Leopoli e trent'anni dopo, mio marito, quando venne richiamato dall'esercito italiano, ed era ufficiale italiano, è finito in campo di concentramento a Leopoli anche lui, nel 1943. Mio marito era del '13, ed è stato fatto prigioniero l'8 settembre, e dalla Francia l'hanno portato a Leopoli e mio papà diceva: «Ma guarda!, dove sono stato anch'io»!
E uno zio si è trovato sul fronte russo nel '17 quando si son scambiati i cappelli con l'esercito russo, perché l'esercito russo si era ritirato dalla guerra. Anni dopo si ritrovò per caso, in treno, a Buenos Aires con una persona che gli pareva di riconoscere. Tirò fuori una fotografia e gli disse: «Ma lei era sul fronte russo nel '17»?  «Sì ... ero io»!
Insomma, come gli uomini s'incontrano, s'ammazzano...!
Mio zio si chiamava Borčić (con gli accenti croati) ed era fratello di mia mamma, classe 1898, e l'episodio di fraternizzazione sul fronte russo avvenne a [...]
Ma è meglio non addentrarsi in questi discorsi perché mi fanno una confusione!
A Vienna, la fame! Mia mamma che per motivi di famiglia avrebbe potuto vivere con il marito e con me piccolina e invece si è trovata ad avere la suocera e anche la sorella...

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