venerdì 9 aprile 2010

Intervista a Ruggero Rinaldin

Ponte di Piave, 30 agosto 1893 - 10 marzo 1996. Soldato per tutta la durata della Grande Guerra.

Cassetta registrata nel 1988 dalla classe 5. della scuola elementare di Frescada (TV), frequentata dal pronipote Paolo Rinaldin, che me l'ha donata.

Nastro 1998/24 - Lato A

Nota: [...] = frase o periodo non trascritti, di solito perché incomprensibili

D. Come viveva in trincea?
R. In trincea si viveva alle intemperie, perché si era là ... all'aperto.
Sul Monte Piana ho cominciato la guerra, in alto Cadore, sei mesi di guerra in Alto Cadore. Ho cominciato nel Monte Piana verso la valle di fianco sulla sinistra Val ... bach [...], alla destra la Val ... anco [...], e le Tre Cime di Lavaredo, di fronte alle Tre Cime di Lavaredo l'unica posizione che abbiamo potuto conquistare: Sette [...] una piccola fortezza austriaca presa assieme agli alpini, di notte, con 37 prigionieri [austriaci]. Siamo andati avanti ora in piedi ora in terra (strisciando) perché «i sbarava», eh!...
E quando, di notte, si andava avanti io ho detto a uno: «Grava, su, su che ndémo vanti!» e invece era uno degli austriaci, morti, s'immagini! non veniva mai avanti, quello là...
D. Come dormiva in trincea?
R. Niente, all'aperto come sono adesso ... ugualmente ero in mezzo alle intemperie, che pioveva, che c'erano le intemperie ... al freddo, quel che capitava. Dentro nella trincea, nel Monte Piano così lo chiamavano perché era pianeggiante sulla cima, non c'erano alberi, niente, era piano [...].
Gli "austriachi" erano trincerati in cemento armato con le feritoie e al coperto e noialtri italiani sulle trincee, in un fosso, come un fosso, uguale, ecco ... all'aperto.
Un bel giorno è venuto un colpo di una granata, che ha colpito proprio la trincea ... ma questa è verità ... di sedici di noi, dieci sono andati fuori combattimento, fra feriti e morti; dieci, su sedici. La granata ... io, a dir la verità, di fianco, dal colpo che è venuto a scoppiare, mi sono trovato coperto dalla terra, con una gamba informigada [intorpidita] che non sapevo se era ferita o se era informigà ... dal colpo è stata informigà la gamba, con cinque a destra e a sinistra tra feriti e morti ... e noi della sezione mitragliatrici...
Nel Cadore abbiamo passato diverse posizioni. Sono stato a Padola, Santo Stefano ... e dopo sei mesi di guerra in Alto Cadore, il reggimento è stato mandato a riposo, a Treviso, perché io ero del 55 ... perché c'era da fare sei mesi il soldato e per sei mesi [...] mi hanno messo a Treviso al 55 Fanteria. Dopo sei mesi di guerra in Cadore siamo venuti a riposo. Un battaglione partiva oggi ... a Calalzo, ma invece di mandarci a riposo a Treviso, come ci avevano detto, siamo passati per Treviso, ma non a riposo, passati e siamo andati verso Udine, per andare verso Cormons, dove c'era il confine vecchio, una volta, a Cormons e ci siamo accampati, attendati, insomma... provvisoriamente; e c'erano dei richiamati della provincia di Treviso, del 55 sempre, degli anziani del 1887, anziani, richiamati...
Noialtri siamo andati di fronte al Sabotino, sull'Alto Isonzo, di fronte al Sabotino e al Monte Cucco, di fronte proprio, ma là non si andava avanti, perché non era possibile. Maltempo, piova, morti ... diversi per il colera, perché scoppiava il colera in quell'epoca e c'era maltempo, piova, e niente da conquistare ... non era possibile.
Ci hanno levato dal Monte Sabotino per mandarci a pulirsi, nettarsi, perché si era indecenti, sporchi, pieni di fango. Era scoppiato il colera, e da là siamo venuti non con le macchine come al momento d'oggi ... a piedi, da in fondo, dall'Alto Isonzo; a piedi siamo venuti fino a Nogaredo di Corno, comune di Mereto del Tomba. Nogaredo è una frazione, là ci siamo portati ... e quando siamo arrivati il comando [...] era a Mereto, con due battaglioni e il terzo battaglione dove ero io. A Nogaredo di Corno hanno cominciato a darmi il vestimento pulito, netto e lavarsi e pulirsi, che si era indecenti. Mi hanno cambiato di tutto, ed è venuta la disposizione di lasciarci in licenza invernale...
Mi trovavo con il III battaglione a Nogaredo di Corno e il comando con due battaglioni era a Mereto di Tomba. Per tutti, in licenza invernale ... li mandavano un pochi alla volta ... fra i quali nel Comando del III battaglione vi era impiegato un amico del paese di Negrisia, nel comune di Ponte di Piave, il quale mi ha messo in lista ... io che ero dello stesso comune, fra i primi ... che mi hanno dato la licenza di andare quindici giorni, son venuto a casa, a Ponte di Piave.
Un amico del comune di Gorgo [al Monticano], che si era assieme ... mi ha detto: «Quando arrivi a casa, fammi un piacere, vai fino a casa mia e gli dici che presto mi mandano anch'io in licenza»... e sono andato, e ho portato i saluti, di suo figlio che sta bene e che presto sarebbe venuto in licenza anche lui. Non ho fatto appena a tempo di fare la licenza invernale, a casa, che son ritornato. Quando sono ritornato: sospese tutte le licenze, non ha più potuto nessuno andare in licenza: ordine di partir per l'Albania. Nel 1915 partir per l'Albania, tutto il reggimento, due battaglioni sono partiti come oggi e il nostro battaglione ... imbarcati a Taranto, per andare in Albania. Un battaglione alla volta con il Principe Umberto, la Marina ci ha portato a Valona in Albania, un periodo di tempo in Albania al confine con la Grecia. 
Là non c'erano strade, né niente... c'era un piccolo fiume fra le colline, con ai bordi i sentieri, ma non c'erano strade... [il fiume era la Voiussa, interviene una persona adulta] e siamo andati ... la Voiussa, sì, che c'era la ghiaia come sulla Piave, ma da parte a parte c'erano le colline. Da parte a parte ... da una parte c'erano gli albanesi ribelli, e gli albanesi ribelli non andavano d'accordo con gli albanesi della parte di qua, di Valona, dove eravamo noi. Si attendeva il nemico che venisse dalla parte dei ribelli ... e noialtri siamo andati avanti per questi sentieri, viaggiando per i sentieri. Siamo arrivati al punto dove ci siamo accampati, attendati nella dolina, dabbasso della collina. In cima a una collina c'era l'artiglieria da montagna che ha messo un cannone di quelli di calibro 75. Ben, in ogni modo, «proibito, severamente!» ... era caldo ... di andare a fare il bagno nella Voiussa, non si deve farsi vedere dai ribelli che erano di là; proibito andar a fare il bagno...
E' venuto su il 103 Fanteria e ci sono stati dei soldati che sono andati a fare il bagno. Noi del 55 si era accampati là. A fare il bagno ... dalla parte di là c'erano dei pastori che pascolavano, come ce n'erano anche di qua con gli albanesi, con le pecore, al pascolo, casso! I ghe ga sparà a quelli che sono andati a fare il bagno e ne hanno ferito uno dei nostri. Allora il sottotenente di artiglieria, che aveva il pezzo in cima alla collina, che aveva una batteria completa ... era proibito che sparasse, ma con il fatto che è stato ferito un soldato dei nostri, l'ufficiale ha dato l'ordine di sparare su quelli che avevano sparato ai nostri, casso! Sono andato sopra anch'io quando gli hanno sparato col cannone, a shrapnell [...] ma l'ufficiale che ha dato l'ordine di sparare è stato messo agli arresti, perché non doveva sparare, [perché non dovevano far conoscere la posizione]...
Nel periodo che siamo rimasti là non arrivavano i viveri da Valona e dovevamo mangiare le gallette, i viveri di riserva che si avevano e poi non c'era più niente da mangiare, e allora abbiamo comperato degli agnellini dagli albanesi. Mi ricordo bene, a seicento lire l'uno ... non so quanto costassero. Li abbiamo ammazzati, gli abbiamo levato la pelle ... non si aveva niente da condire e li abbiamo arrostiti e si mangiavano come capitavano...
Sono venuti dei nostri soldati là dove eravamo noi, di artiglieria, del 3° artiglieria di montagna con quei pezzi austriaci [!] che gli italiani avevano preso quella volta a Tripoli, quelli là li hanno adoperati i nostri ... e hanno fatto un reggimento di artiglieria di montagna, e invece che due sono diventati tre. Sono venuti su dall'Italia e capitati là. Noi che si era accampati - si era io e quell'amico che ero andato a casa sua [a Gorgo], eravamo sempre insieme - abbiamo detto «dai che andiamo di sopra che sono arrivati dei soldati, chissà che abbiano qualcosa da mangiare». Siamo andati su a D [...] san, il paese. 
Paese? Carovane! Vi siamo andati e c'erano dei soldati da Ponte di Piave e un soldato da Negrisia. Quando che mi hanno visto li abbiamo salutati, certamente, e il sergente, era un sergente da "ripostiglio", ci chiede: «Come va?» «Fame fin che vuoi», gli rispondo, «abbiamo mangiato tutti i viveri di riserva, non vengono su i viveri da Valona, e si combina con qualche agnelletto da arrostire, così, senza condimento». «Ah, così, dice ... vien qua, vien qua». E ci ha portato a vedere il "ripostiglio" che avevano con loro, e ci ha dato un pacco di pagnocchette così ... come ci avesse dato delle focacce. Anche loro andavano nel pascolo del bestiame degli albanesi, compravano degli agnelli, li ammazzavano, li appendevano a un albero e gli levavano la pelle; loro facevano così, gli artiglieri e i nostri conducenti. Dopo loro sono andati ai confini della Grecia e non li ho più visti ...
Succede il fatto degli Altipiani di Asiago, che gli austriaci, i tedeschi erano venuti dentro ... allora l'ordine è di portare le truppe dall'Albania e di andare di rinforzo dalle parti di Asiago.
Il 55 [rgt. fanteria] è partito, ma il 56 è partito prima, però. Si sono accorti gli austriaci che gli italiani lasciavano l'Albania ... e il 56 è passato libero ... ma il 55, il giorno dopo, siamo partiti di notte, siamo in alto mare... Io mi trovavo nella nave Ravenna e altre compagnie si trovavano nella Principe Umberto. Siamo in alto mare, di notte, io mi trovavo nella Ravenna... La Principe era a centocinquanta metri più avanti, noi si era in coperta, di notte, e si avevano due cacciatorpediniere di scorta [...] abbiamo sentito un grande colpo, buuum ... all'oscuro, noialtri ... "si era innocenti!" non si sapeva niente, cosa poteva essere. Il comandante sì che lo sapeva perchè avevano comunicato con l'altra nave Principe, la Principe... 
Dopo un momento si vede che la nave - noi soldati non si sapeva niente - e vediamo che la nostra nave si sposta perché il porto di Valona era certamente minato e ci voleva il permesso per rientrare di nuovo. Compare un cacciatorpediniere e quel portavoce chiama: «Ravenna! Ravenna!» ... e il Ravenna proprio al momento giusto non ha risposto ... «Se correvate ancora un minuto, due minuti... venivate affondati da noialtri stessi!» ... [perché erano stati scambiati per una nave nemica]
E (la nostra nave) risponde a quello della cacciatorpediniera: «Principe Umberto affondato in cinque minuti!» ... e allora a noi sono venuti i brividi, a sentire questo. In cinque minuti la Principe Umberto era andata a fondo! E dopo ha fatto - la cacciatorpediniera - al comandante della nostra nave: «Aspettate un poco che vado a levare il [...] per entrare nel golfo di Valona» ... Sicché di tremila e cinquecento persone, ho la memoria come se fossi là, di tremila e cinquecento persone nella Principe Umberto è rimasto l'equipaggio ... sono rimasti salvi in 700!
Il giorno dopo, i rimasti salvi e noialtri siamo partiti di nuovo per venire a Taranto ... ma però, invece che avere due cacciatorpediniere di scorta se ne avevano 90 in fianco! «Hanno chiuso la stalla quando i buoi sono scappati», e ci hanno portato a Taranto.
A Taranto ci siamo accampati in Piazza d'Armi, con le tende [...] e siamo rimasti in attesa di formarsi i due battaglioni nuovi, con ufficiali che mancavano e tutto, affondati, morti. Abbiamo avuto l'ordine che ... tra imboscati e classi giovani in sorte ... hanno formato i due battaglioni. I battaglioni nuovi sono partiti e sono andati a Terzo di Cervignano e noi abbiamo avuto l'ordine a Taranto di raggiungere il reggimento. Siamo andati a raggiungere il reggimento e il nostro battaglione - quelli anziani che sono rimasti - ci hanno mandati su verso il San Michele, sopra Sagrado, sul Carso, dove comincia il Basso Isonzo e gli altri due battaglioni nuovi li hanno mandati alle Cave di Selz, verso Monfalcone [...].
Sul San Michele, un caldo fenomenale, abbiamo incalzato il nemico. Dal San Michele, di fronte all'Isonzo, di qua di Gorizia ... incalzato il nemico e siamo andati fino alla vallata di Opacchiasella, e più in basso c'era Gorizia. Sull'offensiva che abbiamo fatto, gli altri hanno combattuto verso la bassa, verso Monfalcone ... e noialtri abbiamo combattuto, abbiamo conquistato Gorizia, il vallone di Devetachi, il vallone dei Visentini [...].
All'epoca che mi trovavo sul San Michele sopra Sagrado, sull'offensiva, avevo una sete fenomenale ... dal calore, dal caldo, non si aveva acqua. Siamo arrivati ad Opacchiasella, ma era proibito a bere dall'acqua di quei pozzi che c'erano là, perché era avvelenata. I nostri hanno portato l'acqua su per il San Michele e sono arrivati molto tardi e dalla gran sete - che è peggio della fame, per conto mio - io avevo il treppiedi della mitraglia sulle spalle ... poi c'era uno che portava l'arma e io avevo il treppiedi ... io sono caduto per terra; sono caduto in terra, dalla gran sete che avevo! Sono arrivati i nostri con l'"irrigue", con l'acqua: era calda ... ho bevuto un po' d'acqua e siamo arrivati finalmente ad Opacchiasella. La seconda linea, sua degli austriaci, era oltre Opacchiasella, più avanti, che vi erano stati incalzati da prima.
A dividere le proprietà, là, sono tutte murette a secco di roccia, ognuno ha una muretta, diviso, là a Opacchiasella. Si faceva un passo avanti, e dopo sparavano e ci si buttava a terra. Siamo arrivati vicino alla seconda linea che avevano loro, che era armata, appoggiati ad una muretta delle proprietà, distesi per terra ... e si vedevano loro che erano in trincea. Davanti alla muretta c'era un morto austriaco, dal momento della ritirata. Madonna ... me lo ricorderò sempre ... dopo l'hanno portato via i nostri... e dopo siamo vicini alla seconda linea. E i bombardieri italiani sparavano con le bombarde per colpire la loro trincea e si vedeva la bombarda che andava su e poi andava giù e "saltava" sulla trincea sua. Faceva il demonio. L'artiglieria nostra, una buona volta, sparando sulle loro trincee ... ha sparato "in corto" ... [uccidendo dei nostri].
Un bel giorno, dalle loro trincee, seconde, vedo che sparano con una bombarda, anche loro. E le bombarde sue non erano grosse con la punta ... avevano tanto il culo come la punta, come un uovo per modo di dire, una roba così, ma grosse, e grandi. Vedo una bomba che viene nella mia direzione ... fortuna che non ha scoppiato! Se scoppiava mi ammazzava!
Fra le trincee sue e fra noialtri che si era ... il "fornello" della granata che ha scoppiato ... io ero sdraiato sotto una muretta e mi è cascato su una gamba. Eravamo tutti sdraiati dietro le murette, che si guardava loro che erano nelle trincee. Mi ha gonfiato la gamba e sono andato di notte ... e mi hanno portato in ospedale da campo a Cervignano. Ogni giorno veniva il capitano medico, a visitarmi, ma io avevo dolori e ho detto: «Signor capitano, io ho dolori e non posso neppure camminare». Mi avevano messo in lista per ritornare, ma poi mi hanno messo fra quelli che non era possibile e mi hanno trasferito a Padova. A Padova avevo una della Croce Rossa che veniva a medicarmi, perché c'era la Croce Rossa, ma ancora non ero perfetto. Insomma ... mi hanno mandato a Lucca ... e fin che andavo di là mi lasciavo dall'altra parte il fronte! Da Lucca, ormai veniva il capitano medico a chiedermi: «Come va?» [...] così mi ha messo in convalescenza per 22 giorni, a casa. Dopo 22 giorni ho dovuto presentarmi al distretto militare di Treviso, a Sant'Artemio, e mi hanno fatto abile e il capitano ha detto: «Alla prima partenza per il fronte si manda via Rinaldin».
Durante il giorno, fin che non c'erano ordini di andare al fronte o in qualche altra parte, si faceva la passeggiata - al dopo mezzogiorno - incolonnati, con il tenente che ci accompagnava, e poi si rientrava alla sera per il rancio. Avevo un sergente maggiore che era stato al fronte in Cadore assieme a me, da Oderzo, e ci siamo ritrovati. Lui era stato congelato alle gambe e poi era guarito, però era inabile ed era passato furiere... Quand'era il turno di mandar via dei soldati, a me, mi lasciava sempre indietro. Era mio amico ... e succede un fatto che in quell'epoca ho passato un bel po' di tempo. Andavo a Pantiera, con la rete a caccia di uccelli, per i campi, per passare il tempo e per gli ufficiali che così mangiavano gli uccelli, loro...
Un bel giorno sono andato a casa mia, una sera [di nascosto... e al mattino ritornando al distretto] ... il tenente d'ispezione mi viene incontro e mi dice: «Alla prima partenza che Rinaldin sia mandato al fronte»!
Con un treno che veniva da Udine siamo partiti e siamo andati a Torino al collegio di Cavalleria, [c'era da fare] i conducenti ... e a Torino ho cambiato reparto. Come conducente al fronte sul Basso Isonzo, della compagnia mitraglieri, con la mitraglia Saint Etienne francese. Sul Basso Isonzo, comandava il Duca d'Aosta, che è stato sepolto a Redipuglia, nel cimitero dei caduti ... e con quella ... dopo è venuta la ritirata, il tradimento di Caporetto ... «il tradimento di Caporetto»!
Per non restar chiusi dalla parte di Caporetto che ci serravano dentro abbiamo dovuto abbandonare il fronte, bruciare tutti i magazzini, mano a mano che si veniva avanti. Ma si camminava per i paesetti e siamo venuti fuori dalla parte di Latisana, per di là, e dalla parte di Palmanova, fuori per di là, insomma. E con quella è finita la guerra. Siamo andati sul Piave... però io sul Piave non ho potuto partecipare e dico anche perché : perché son rimasto preso prigioniero in ritirata [...] ero prigioniero a Lubiana. Quando è finita la guerra sono stati rimpatriati tutti i prigionieri e siamo venuti a casa...
Io ho partecipato al fronte Basso Isonzo, però prima: il Cadore, poi l'Alto Isonzo: Sabotino e Monte Cucco, poi Albania, poi la presa di Gorizia ... l'offensiva di Gorizia. Io ho partecipato a quattro parti del fronte!
Le prime posizioni che abbiamo conquistato sono state sul Monte Piana, dove abbiamo conquistato i [...] di fronte alle Tre Cime di Lavaredo ... che dopo ci è venuto un attacco nella posizione che avevamo preso ... che sono venuti sotto e hanno sparato e mi hanno bucato il manicotto della mitraglia, quella volta ... e hanno ferito il tenente e un altro che era a fianco di me. Insomma come le dico ... dopo sono andato in Albania lungo il canale Voiussa, al confine con la Grecia. E gli Albanesi, sa come fanno? Gli Albanesi passavano per i sentieri, non strade; bisognava sorvegliare.

Nastro 1998/24 - Lato B

Ho lavorato in una cava in Germania, prima della guerra, però. Perché l'Italia era alleata con Germania e l'Austria. Poi hanno chiuso i lavori in Germania per causa che erano in guerra con la Serbia e l'Italia era neutra. Quando siamo partiti dalla Germania si aveva una tradotta di tutti italiani e i Germanici ci trattavano ... la Croce Rossa ad ogni stazione veniva e ci portava da mangiare ... [perchè c'erano i loro soldati mobilitati] ... uguali a loro anche noi. E quando noi Italiani siamo arrivati a Monaco di Baviera abbiamo formato una tradotta unica, e alla stazione di Monaco di Baviera ci salutavano con i fazzoletti bianchi, dicendo: «Coraggio, Italiani!, Coraggio, Italiani!» perché sapevano che si era loro alleati. L'Italia invece è rimasta neutra, e mentre era neutra io ho fatto sei mesi di militare qua a Treviso, quando sono venuto a casa. Ho fatto sei mesi qua a Treviso e poi mi hanno mandato in Cadore.
E con quella guerra ha ingannato l'Austria, l'Italia!

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