giovedì 15 aprile 2010

Intervista a Vincenzo Mario Petronio


Questa testimonianza fa parte di una serie di interviste effettuate il 27 novembre e il 28 dicembre 1998 a un gruppo di vecchi presso la Casa albergo I Faggi, via Micesio 31, Udine - (animatrice sig.na Romina ...). 
Sul nastro le testimonianze si accavallano; in questa trascrizione ho scelto di dare continuità a ogni singola testimonianza.

Nastro 1998/21 - Lato A      Audio originale integrale [nella cassetta originale da 21:44]

Dopo le presentazioni  interviene per primo Vincenzo Mario Petronio, nato nel 1902, Coderno di Sedegliano (UD)

00:50 Nella Prima guerra mondiale sono stato prigioniero, mi hanno portato in Austria ... e dopo, nella Seconda guerra anche in Germania, due anni.
Dopo Caporetto io abitavo a Coderno di Sedegliano a una ventina di km da Udine.
Sono rimasto ferito a Codroipo, per un capriccio di giovane.

Eravamo in quattro e un mio compagno ha preso su una bomba e l'ha lasciata cadere. È scoppiata, e siamo rimasti feriti in tre ... il quarto è riuscito ad andare a casa ad avvertire le famiglie, perché altrimenti non l'avrebbero mai saputo.
03:12 Sono rimasto ferito alla testa, mi si è conficcata una scheggia, e dopo non so ... mi hanno portato nell'ospedale militare tedesco, che era nelle scuole.
D. Di quando sono passati i soldati per il suo paese, ricorda qualcosa?
R. Ricordo, e come... sono stati a bombardare anche il mio paese, hanno buttato giù cinque o sei bombe, per fortuna che sono cadute fuori dell'abitato...
04:40 Mi par di vedere ancora, tanti e tanti militari, di giorno e di notte ... eh sì, la ritirata di Caporetto!
D. Entravano anche nelle case?
R. Sì, entravano anche nelle case, ma si aveva paura di tenerli in casa ... avevamo ricevuto l'ordine di non accettare nessun militare italiano ... ordine dato dai tedeschi [confusione di date...]
[05:26 - fine brano]
Riprende da 25:46 a 26:01 

Noi tre compagni, ci han portato all'ospedale a Codroipo. [Fine cassetta]
 
Nastro 1998/21 - Lato B 
[dall'inizio] Audio originale integrale 

Si vede che loro non erano sicuri di restare sul Tagliamento.

Da Codroipo ci hanno portato in Austria, mi pare a Sigmundsherberg, ma non ricordo bene.
Il mattino successivo il nostro ferimento ci hanno messi su un camion, ma solo io, però, dei tre che eravamo rimasti feriti. 

01:00 Ci han fatto attraversare Udine, Gorizia che era un mucchio di cenere, di sassi, che era distrutta completamente ... e ci han portato a Sanpietro. Da  qua, col treno ci han portato in Austria.
[...] In Austria mi hanno tenuto sei mesi, prigioniero, coi soldati, anche se avevo 15 anni. 

Finalmente si sono sognati di mandarmi a casa, ed è per quello che ora son  qua, altrimenti... 
Un compagno mio, non si sa, è morto: forse è morto di fame, penso, perché era fame quella volta. Tanti militari gridavano nelle baracche, perché erano gravi, proprio. Perché davano poco da mangiare, morivano di fame.
02:46 Portavano via ogni giorno morti, li portavano al cimitero che era poco lontano.
Io a un certo punto sono stato rimandato a casa, hanno visto forse dalla faccia che ero giovane.
Nel mio paese, Coderno di Sedegliano, non si stava male, perché c'era da mangiare; nel mio paese la campagna produceva. A casa non ho patito la fame.
A Pasqua [1918] mi hanno mandato a casa. Sono venuto col treno e sono smontato nella stazione nostra, di Udine. Mi hanno lasciato andare. 

Sono andato a casa, son circa venti chilometri. Sono andato a piedi e ad ogni paese [gli viene da piangere a ricordarlo] mi davano da mangiare. 
Santa Caterina, Pasian di Prato ... ero dimagrito molto. Un mio compagno è morto, e non è tornato più; l'altro invece è stato con me nei campi di concentramento e l'hanno mandato a casa dopo 7-8 mesi.
05:13 Tutto per un capriccio nostro: abbiamo voluto andare a vedere Codroipo ... dove c'erano i negozi di vestiti con tutta la roba buttata fuori. 

Eravamo alla stazione, abbiamo trovato una bomba, una Sipe, e un mio compagno l'ha buttata via, non per gioco ... non si sapeva neanche cosa fosse stata. È caduta per caso proprio su un binario e uno di noi quattro è riuscito ad andare a casa e ha avvertito. Ma ... me non hanno potuto più vedermi, perché mi hanno portato in Austria e vi sono stato sei mesi. 
Dopo a casa c'era da mangiare.
Sono passati durante la ritirata, i soldati, giorno e notte, e pioveva, pioveva per dispetto, proprio. 

[07:10 - fine brano]

37:30 Riprende il racconto fino a 37:54
A casa mia, per nascondere un po' di generi alimentari, si è chiusa una stanza e difatti non li hanno mai trovati. Sono stati tante volte a vedere se c'era qualcosa, ma non hanno mai trovato niente e così abbiamo potuto vivere bene.


Nastro 1998/23 - Lato B  [da inizio a 05:35; da 12:10 a 13:35 ; da 18:04 a 19:33 su cassetta originale]        28 dicembre 1998
 

Ho due nomi, però mi chiamano Vincenzo, qui. A casa mi chiamavano Mario. Io ero insegnate elementare a S. Daniele del Friuli.
L'ospedaletto da campo in cui sono stato portato quando mi sono ferito con la bomba era dentro le scuole di Codroipo.
Avevo quindici anni, quella volta. Mi han portato in Austria, da Codroipo, dove son stato ferito vicino alla ferrovia, vicino alla stazione insomma. 

In Austria: fame e basta.
Sono stato in più di un campo di concentramento. Nella Seconda guerra sono stato in diverse località della Germania; in Germania, non in Austria. 
In Austria sono stato quando avevo 15 anni.
Durante il viaggio mentre mi portavano in Austria, ho venduto le scarpe. 

Questo episodio l'ho in mente ancora, proprio con chiarezza: le ho vendute ai borghesi. Si è fermato il treno non so in che località perché io il tedesco non lo conoscevo  e non lo conosco ancora, ma quella volta ho venduto le scarpe per un chilo di mele. Eh sì, perché mi han portato via e non mi han dato niente da mangiare; naturalmente io avevo fame, può immaginarsi a 15 anni!
Al posto delle scarpe mi han dato un paio di zoccoli, me lo ricordo sempre. E l'ho portato anche a casa, dopo, perché dovevo aver qualche cosa nei piedi per camminare. 

Ero in campo di concentramento con i militari, non me ne ricordo il nome. 
Di quelli ultimi, della [seconda] guerra mondiale sì, mi ricordo Wissendorf, ecc. 
[...]
Hanno visto che ero un ragazzo e i tedeschi stessi o austriaci mi hanno dato un lasciapassare speciale, per poter andare negli altri campi di concentramento.

Intanto mi davano un pezzo di pane dei giovani morti ... che le famiglie mandavano i pacchi, ed erano morti. 
Mi mandavano in un campo o nell'altro ... anche se gli altri erano tutti dentro - era chiuso - mi lasciavano andare in cerca di qualche pezzo di pane.
I pacchi avevano quelle gallette...

Ho potuto tornare a casa, perché sennò uno è rimasto; il mio compagno è morto, non è venuto più a casa.
Di tre che eravamo, siamo tornati in due; io per primo.
 

Nessun commento:

Posta un commento