martedì 20 aprile 2010

Intervista ad Angelo Dall'Agnol

Intervista effettuata il 17 agosto 1999 in Valsugana orientale - Valbrenta nel corso di una ricognizione alla ricerca del vecchio confine fra regno d'Italia e impero austro-ungarico.
Incontro due persone, entrambe nate a Primolano, ed entrambe emigrate: uno in Piemonte, l'altro a Milano. In occasione delle ferie d'agosto sono ritornate al paese...

Angelo Dall'Agnol, nato nel [...], a Primolano (VI). 


Nastro 1992/2 - lato B

Conferma che quelli di là del confine chiamavano "italiani" quelli di Primolano, mentre loro li chiamavano tedeschi; comunque da entrambe le parti del confine andavano emigranti verso Innsbruck, dove c'era più benessere.

«Qua, dopo Caporetto, sono andati tutti profughi, mentre a Fastro sono rimasti sotto gli austriaci. 
I prigionieri russi che erano al seguito degli austro-ungarici, in queste zone pativano la fame ancor più dei soldati. E io ho avuto occasione in Russia, durante la seconda guerra, di trovarmi in un'isba con un vecchio, un poro vècio, che parlava il nostro dialetto e ha cominciato a nominarmi «Tèzze, Primolano, Arsiè». Questo avveniva durante la famosa ritirata degli italiani dalla Russia. 
Di notte ci si fermava nelle isbe, e in un'isba noi alpini si parlava il nostro dialetto e sentiamo questo vecchio che dice: «Eh! è la prima volta che sento parlare come parlo anch'io. E ha cominciato a nominarmi i vari paesi della zona, e mi raccontava che pativa la fame e che la gente del posto lo aiutava, anche se poco da mangiare avevano anche loro; però erano contadini e riuscivano a sopravvivere» ... come quel vecchietto russo, che aveva qualcosa da parte e poi ci ha dato anche delle patate.
Di questo episodio ho anche scritto nel giornalino degli alpini del Piemonte, come ho scritto dei nostri ricordi d'infanzia e ricordi di guerra. Perché è coinciso che i nostri papà ci raccontavano della prima guerra, delle battaglie qua dell'Ortigara, che maggiormente erano tutti alpini ... mentre le nostre mamme [ci raccontavano] l'anno in cui hanno subito l'invasione austro-ungarica, la fame, i prigionieri e tutte queste cose.
Io sono stato qua a Primolano fino a 14-15 anni, poi sono emigrato in Piemonte. A quei tempi c'erano mille persone qua in paese, adesso ce ne saranno cento. 
Il forte di Primolano lo hanno fatto gli italiani ed è costruito in modo di dominare la vallata [da Arsiè a Primolano]; il forte è sicuramente italiano. Mio nonno è nato nel 1866 e diceva appunto che era nato italiano e poi ha lavorato alla costruzione di questo forte, faceva il tagliapietra...
Interviene un suo amico, che conferma che a Fastro gli abitanti rimasero in paese (che fu invaso), «e mia mamma mi raccontava sempre della fame patita, che non avevano da mangiare neppure gli stessi soldati austriaci, e che mangiavano scorze di patate».
Dall'Agnol. A Primolano invece hanno fatto in tempo a scappare. La mia famiglia ad esempio è andata a Palermo; d'altra parte qua c'era la ferrovia e si è stati più veloci a prendere il treno, mentre a Fastro sono rimasti come imbottigliati.
Da Palermo (parla il secondo testimone) sono poi andati a Castagnino Secco, alla periferia di Cremona (sono risaliti). «Tanto è vero che io ho le fotografie della famiglia del dott. Cappi e dei proprietari terrieri presso cui erano alloggiati i profughi. Questo dottore ci ha spedito ogni anno a Natale, fino a quando è morto, una confezione di torrone Vergani, in piccole scatole ... e c'è anche la fotografia di mio padre, quando veniva in licenza, che si faceva fotografare assieme. Ora le foto le ho a Milano».
Primolano, come paese, era più protetto dalle bombe ed stato poco rovinato.
Da Cismon gli austriaci partivano e andavano su per il Grappa.
Del forte di Primolano - parla "il milanese" sig. Lino, che fa il tipografo - ho la fotografia dell'ingegnere che l'ha fatto, nel 1880; e spiega come servisse da sbarramento per la valle proveniente da Feltre...

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