lunedì 1 marzo 2010

Intervista a Piero Barbon (Piero Pedrina)


Nato nel 1908 a Spresiano (TV); residente a Spresiano.

È presente, e talvolta interviene, anche il figlio  -  26 aprile 1994



Nastro 1994/5 - Lato B
Abitavamo anche allora nella casa in cui abito adesso [in località Calessani] e facevamo i contadini. Siamo partiti in direzione di Padova, Rovigo, Ferrara...
01:13 Davanti a casa nostra c'era una riga di cavalli e cannoni, piazzati proprio lungo la siepe a fianco della casa.
Siamo stati avvertiti da degli ufficiali italiani che dovevamo partire: «Sgomberare, perché qua è zona pericolosa». 
Io non ho preso paura... 
02:43 ... Mio padre Valentino attaccò i buoi e il carro e siamo andati profughi... e siamo arrivati fino in provincia di Siena, con il carro, i buoi e le mucche. La prima sera siamo arrivati a Santa Cristina di Quanto (TV), poi abbiamo proseguito. 
Siamo arrivati a Siena, poi a Livorno ma da Livorno siamo tornati indietro fino a Murlo... 
03:15 Ma non sarete mica andati con il carro e i buoi fino a Siena!
Sì, sì, piano piano, ci abbiamo messo un inverno... e para via, para via, pin pian. Solo al ritorno abbiamo preso il treno... dove sono montate anche le bestie.
Durante il viaggio ci si fermava a mangiare dove capitava... eravamo in 5-6 montati sul carro... (in famiglia eravamo in sette-otto fratelli, ma due erano militari). Mio padre accompagnava (guidava i buoi), mia madre e mia nonna erano sedute sul carro assieme ai figli. Il carro era coperto con un tendone appoggiato a stropón (dei rami di salice da vimini) che facevano arco.
05:05 La prima sera ci siamo fermati in una casa di contadini a Santa Cristina e abbiamo dormito in stalla... e da là cammina cammina, direzione Padova, Rovigo, Ferrara, e giù, e giù ... Firenze... e su per gli Appennini, con il carro e i buoi. D'inverno. In quell'anno non c'era la neve sulle strade... 
Non avevamo una meta precisa, non conoscevamo nessuno in Toscana.
Per mangiare si andava a bottega e si comprava qualcosa utilizzando la tessera.
06:29 Da Firenze (appena fuori Firenze: Campi Bisenzio) siamo andati a Livorno, dove non c'era posto per noi e ci dissero: «andate a Siena, che là troverete lavoro». Siamo andati a Siena, oltre Siena, dove abbiamo trovato una miniera di lignite dell'Ansaldo [a Murlo = Miniere di Murlo]. Là ci hanno dato da lavorare e anche da dormire al coperto; abbiamo anche guadagnato qualcosa. Io ero piccolo ma non andavo a scuola. Lavoravano mio padre Valentino Barbon (detto Pedrina) e mio fratello più vecchio Bruno. 
08:19 Mio padre ... si portava acqua agli operai (ai minatori): 'na tina (un tino) di acqua sopra il carro. Si faceva un viaggio al giorno con una tina di acqua potabile per bere, perché in miniera non avevano acqua potabile, anche se c'era un fiume che passava là vicino. Noi comunque andavamo a caricare l'acqua in un altro paese più su che si chiamava Vescovado, dove c'era una bella fontana di acqua.


Buoi e carro con botte per il rifornimento di acqua potabile nelle terre di bonifica, prima dell'acquedotto.
(''San Donà di Piave, storia immagini costume'', 1979)

Mia madre faceva da mangiare… e siamo rimasti là per circa un anno. Avevamo due buoi, un vacca, un vitello, e la vacca ci procurava il latte...
09:50 Al ritorno siamo andati fino a Siena per caricare tutto [uomini, animali e bagagli] su uno stesso vagone. Ma prima di partire il capotreno fece un'ispezione sul vagone e chiese «chi c'è qua?» ... e ci mandò in un altro treno, un diretto. Mio padre volle rimanere sul vagone con le bestie... e tanto fece che riuscì a far agganciare il vagone con le bestie a un treno a "Gran Velocità", in modo che arrivò a Treviso il mattino dopo che vi eravamo arrivati noi 
Spiega il figlio: Suo padre ha preso il vagone merci e l'ha attaccato dietro a quello passeggeri… 
Sempre in treno siamo poi arrivati alla stazione di Spresiano.
10:46 Com'era la situazione quando siete arrivati a Spresiano?
La nostra casa era buttata giù e tutto intorno c'erano delle buche, ma poca roba ... ormai il grosso della terra era stata bonificata [era già primavera del '19 (?).] Per il resto bisognava arrangiarsi, il governo pagò un poco i danni di guerra. 
[Cosa che invece non successe con la Seconda guerra, ricorda il figlio... infatti il messo comunale tenne tutto il pacco con le richieste di danni della Seconda guerra in un armadio, senza inoltrarle agli uffici competenti...].
12:42 Mio padre era un bersagliere, ma de quei boni, era nato nel 1870. «'Ndon via», ha detto, e siamo partiti! Parlavamo sempre in dialetto, niente italiano.
A Murlo nessuno di noi bambini è andato a scuola... e non abbiamo avuto problemi con la gente del posto.
Siamo anche riusciti a risparmiare qualcosa, lavorando là in miniera...
13:56 Le bestie sono arrivate sane [a Murlo] e anche il carro.  Poi, tornato a Spresiano, mio padre cambiò il carro e andò a sceglierne uno fra quelli che si trovavano (assieme a tanti altri attrezzi) al patronato di Spresiano e comprò anche un mulo, pagato 600 lire, un bel mulo.
Figlio - Prova domandargli dove sono andate a finire le sue fatiche e i suoi lavori. Domandaglielo!
A Murlo, quando portavano l'acqua, avevano guadagnato un soldino - ricorda il figlio. Quando ritornarono a Spresiano erano riusciti a mettere da parte 17.000 lire, inoltre avevano un paio di buoi, due vacche... ma suo padre nel giro di 24 ore morì di broncopolmonite e in famiglia si trovarono non solo senza le 17.000 lire ma anche con 4000 lire di debito da pagare a una banca.
15:38 Suo padre è morto di broncopolmonite, qua a casa?
Appena finita la guerra, poco dopo il ritorno a Spresiano [riprende a parlare Piero] mio padre, tornando a casa da Conegliano dove era andato per affari, è caduto per terra ed è rimasto al freddo per una notte e gli è venuta una broncopolmonite. Era sulla strada grande, è caduto per terra, e gli sono stati portati via i soldi dal tacuín. Era a piedi, da solo, senza bestie e i soldi li portava sempre addosso.
16:46 Ricorda il figlio: erano venuti a casa sioreti ... sono tutte memorie che ci ha raccontato. Avevano portato a casa le bestie, 17 mila lire, avevano i buoi, avevano la terra, avevano tutto ... e d'un tratto, morto il vecchio, tutta la famiglia si trovò a dover lavorare per pagare il debito con la banca di quattromila lire, 4000 lire che vorrebbero dire 400 milioni (di adesso) - Si va per immaginazione, continua il figlio... In poche parole al nonno - a parte che gli piaceva anche bere - lo hanno ubriacato, gli hanno fregato i soldi, gli hanno fatto fare una firma sulla banca per 4000 lire e poi lo lasciarono morire lungo la strada... e correva voce che in tutto questo c'entrasse il vecchio prete di Spresiano, Minetto... Spegni adesso il registratore, spegni, che non andiamo in cerca di...
18:40 Il figlio ricorda il carattere deciso, sicuro di sé del nonno Valentino, che a Siena ... quando i responsabili della stazione misero i figli e le persone fra i passeggeri mentre le bestie e le altre cose furono sistemate in un vagone merci... si diede da fare e attaccò il vagone merci a quello passeggeri, e sono arrivati a casa tutti assieme ... così almeno si tramanda in casa ... ovviamente pagando la differenza di biglietto. 
Dovette pagare il viaggio anche perché il nonno aveva ritardato di qualche giorno la partenza per il ritorno a Spresiano, per poter tornare tutti assieme. Altrimenti il treno sarebbe stato a disposizione gratuita.
20:46 Valentino disse al capostazione: «Forse che il treno ha finito il carbone?»
«No, gli fu risposto, non è che sia finito il carbone, solo che sono passati i giorni per ritornare gratis; bisogna pagare».
Ma mio padre parlava sempre in dialetto... 
[Convenevoli di saluto al signor Piero ... continuo a registrare con il figlio]
22:24 Al nonno i soldi glieli hanno fregati, e basta. 
Era una famiglia che stava abbastanza bene, fino a quella notte in cui il nonno rimase nel fosso e si prese la polmonite che lo portò alla morte. Così si ritrovarono senza soldi e in più con un debito di 4000 lire con la banca.
Mio nonno era aperto, senza malizia. Lo fregarono... e figli si ritrovarono senza soldi, con quattromila lire da pagare alla banca e anche senza i buoi che aveva venduto a Conegliano. 
Non è morto subito, gli è venuta la broncopolmonite, e per due giorni non parlò più, poi morì.
I figli dovettero così arrangiarsi, in qualche maniera: Piero andò a lavorare alla vecchia Lazzaris ... poi andò militare e si fece cinque anni fra guerra (in Albania) e prigionia in Germania; ritornò a casa nel 1946. Si è fatto la fame e la guerra...
Arriva la moglie di Piero (Emilia Baldasso - vedi sua intervista).


Nastro 1994/6 - Lato B                        
Aggiunte e precisazioni, 17 maggio 1994 

Mi accoglie Emilia Baldasso, le mostro la foto scattata la volta precedente. Convenevoli.

26:42 I buoi, chi li conduceva, durante il viaggio verso Siena? 
Mio padre Valentino parava via i buoi a piedi, camminando, sempre a piedi... noi bambini invece eravamo sopra il carro.
Il telo con cui era coperto il carro, normalmente serviva per coprire le pannocchie, ed era abbastanza impermeabile.
Alla notte andavamo a dormire dalle famiglie lungo la strada, non sul carro.
Non ricordo se la miniera era all'aperto o sottoterra.
L'acqua, a Miniere di Murlo, la mettevamo su un tino, un viaggio al giorno, alla mattina, e poi con una gomma la travasavamo in una cisterna... e gli operai la prelevavano dalla cisterna.
29:05 Nel viaggio verso la Toscana, attaccati dietro al carro c'erano anche una vacca e un vitello.
Mio padre era proprio bersagliere, da militare. Era forte... 
Parla Emilia Baldasso ...era andato a fare una sfilata a Roma, quando c'era il re.
Ci siamo sposati nel 1936, il 23 gennaio. Abbiamo avuto due parti e tre figli: Rinaldo e Ivana sono i gemelli, nati nel 1937, e per questo abbiamo preso il premio del Duce, che voleva arrivare ai 60 milioni di italiani e pagava tutte, anche le ragazze madri, le stipendiava.
Non ricordano se - la volta che fu derubato - Valentino (il padre) fosse andato a Conegliano, proprio per andare al mercato .
32:02 Dopo sposati, avete sempre fatto i contadini o avete fatto altri mestieri?
Siamo stati nell'Agro Pontino, a San Felice Circeo, Parco del Circeo: non l'ha mai sentito nominare?... fra Roma e Napoli. 
Ci siamo rimasti 5 anni e mezzo (la moglie) e 7 anni (marito), perché poi venne la guerra e a Piero toccò andar militare, mentre suo fratello era rimasto a casa da militare.
Potevamo anche comprare da questo fratello 30 campi con casa e bestiame, però bisognava pagarli 230 lire, e i soldi per quegli anni erano molti e così ci siamo demoralizzati e siamo ritornati a Spresiano, nel 1943 ... no, sbaglio ... l'ultimo figlio, Bruno, era nato nel luglio del 1941 e noi siamo tornati a casa nel novembre del 1941, perché il bambino aveva 4 mesi.
Siamo ritornati col treno e ci siamo sistemati sulla vecchia casa di Calessani.
34:50 A San Felice Circeo, eravamo coloni … e ci siamo ritrovati in tanti da Vicenza, da Treviso, da Padova, da Rovigo e c'erano anche dei tedeschi da Merano. 
Il posto sull'Agro Pontino l'aveva trovato mio fratello più vecchio, Giuseppe … [arriva un questuante, immigrato ... la signora gli dà "sinquanta schei" di elemosina] e siccome questi campi erano affidati soprattutto alle famiglie numerose e noi eravamo cinque maschi in famiglia ci diedero la terra. Dapprima andò giù, a vedere la terra, il fratello più anziano (Barbon Giuseppe) e poi un po' alla volta scese giù tutta la famiglia, ma non io, perché ero [emigrante] in Svizzera e mi sono sposata dopo.                                                                              

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