giovedì 4 marzo 2010

Intervista ad Antonia Berti

http://Nata il 20 maggio 1900 a Fontigo di Sernaglia della Battaglia (TV). 
Residente a Fontigo.
Nastro 1994/30 - Lato A    [Sulla cassetta originale da 23:19 a 45:15]       22 agosto 1994
Da profuga sono andata a finire in Slavonia, dove fanno la guerra adesso. Dapprima sono andata profuga a Cappella Maggiore, dopo ci hanno chiesto chi voleva andare a lavorare in Slavonia e allora siamo partiti tutta la famiglia, e là siamo stati bene, eravamo a lavorare in una fabbrica di cemento. Poi quando è finita la guerra ci hanno mandati a casa...
01:38 Il paese in cui eravamo a vivere era Beočin mentre a lavorare eravamo a Ovidek (?) [se ampie informazioni sono recuperabili in rete su Beočin, niente invece sono riuscito a trovare su quest'ultima località]  ... erano due paesi là vicino. In qualche maniera riuscivamo a capirci con la gente del posto; c'erano anche tanti prigionieri italiani.
02:25 Io sono del 1900, leggo il giornale, ascolto la radio ... ma ormai non ci vedo più e ho gli occhi che mi fanno male.[...]
Abitavo a Fontigo nella piazza... 
03:33 ... andavo a lavorare nel Canapificio Veneto di Crocetta. Stavo là tutta la settimana: si tornava a casa al sabato e alla domenica si tornava a partire. Sempre a piedi. Eravamo un gruppo di ragazze qua del paese.
In famiglia eravamo sette fratelli più mio padre e mia madre ... il fratello più vecchio (Girolamo) era soldato...
Io sono sposata e ho avuto due figli, mio marito è morto...
05:42 Qua a Fontigo ci hanno portato via tutto ... quando siamo tornati siamo andati dentro alle scuole, l'unico posto dove non pioveva ... tutto il resto era "tratto giù" tutto. Poi ci hanno messo una baracca e quando ci siamo sposati siamo venuti in questa casa ... mi sono sposata nel 1923.
06:59 Dopo quanto tempo che eravate a Cappella Maggiore siete andati in Slavonia?
A Cappella Maggiore siamo stati poco, perché non si trovava niente, anche «andando a carità» non si trovava più niente. Allora quando siamo venuti a sapere che servivano delle "opere" per andare a lavorare in Slavonia siamo partiti, in cinque dei sette fratelli (una mia sorella - Giovanna - era infatti rimasta a Chioggia, a servire) e un mio fratello (Girolamo) era soldato di là del Piave...
In Slavonia siamo andati in treno e là ci siamo trovati bene. Eravamo sistemati in una casa. Lavoravamo ... chi nei campi e chi in fabbrica. I più grandi (mio padre, mia madre e me), in fabbrica…
09:55 In fabbrica c'erano le macine e io trasportavo i carrelli per buttarli giù, che altri ne prendevano il contenuto ... I carrelli erano pieni di cemento e io dovevo spingerli da un'altra parte, sempre là in fabbrica ... e poi li si buttava giù per un buco e li tornavano a lavorare... 
C'erano tante persone in fabbrica, anche del posto.
11:29 Il lavoro non era particolarmente faticoso e si prendeva abbastanza bene.
A Cappella Maggiore non si aveva niente, nessuno. Eravamo partiti da casa senza niente, avevamo seppellito la roba dentro le case, ma loro, i tedeschi, hanno tirato fuori tutto, trovato tutto... sono stati i tedeschi; del paese non era rimasto nessuno.
Siamo partiti per Cappella con un cavallo ... era di [pomeriggio ... non ricorda con precisione] e non pioveva.
13:57 A Cappella abbiamo trovato posto in canonica assieme a un'altra famiglia. Per mangiare si andava sempre «a carità giù per le basse» per trovare qualcosa, ma si trovava quel che si trovava. È per quello che siamo andati in Slavonia...
Mio padre qualcosa si dava da fare per lavorare, quando eravamo a Cappella... io (noi) andavamo a carità e magari una branchéta di farina o un tochét de pan si portava a casa. Non è che gli abitanti del posto ci trattassero male, eravamo italiani ... solo che non c'era più niente neanche là ... i tedeschi avevano portato via tutto.
Non ricordo in che periodo siamo andati in Slavonia. Siamo andati in treno e non ci abbiamo messo tanto ... quando il treno si fermava ci davano da mangiare, sì, si era trattati bene. In Slavonia abbiamo trovato anche dei prigionieri italiani ... (non però nelle stesse case)...

Da due anni ho perso tanto la mente ... le mani sono impedite ormai ... gli occhi ci vedono poco.Hanno detto che sono la più vecchia di Fontigo... 

18:37 Eravamo proprio nella zona in cui adesso fanno guerra quelli della Jugoslavia. 
Siamo stati anche a Budapest. Ci hanno chiamati a fare un pranzo, ci hanno invitato. Eravamo trattati bene ... 
Siamo partiti da Cappella proprio per quello, perché a Cappella non si trovava più niente ormai... per quello siamo andati in Slavonia
19:54 In Slavonia c'era da mangiare, altro che da vestire non ne avevano, perché andavano via con una camicia di carta, sì, di carta. Era un paese di pianura e vicino vi scorreva il Donao (Danubio), un grande fiume ... nella campagna c'era di tutto: patate, viti di quelle piccole, granoturco...

Da due anni, da quando non sono più andata a messa ho perso molto la memoria, e anche le gambe ... e non vado più fuori ... non ho compagnia ... non vado più fuori neppure da casa.

Nastro 1994/29 - Lato B         Aggiunte e precisazioni, 15 settembre 1994  [Sulla cassetta originale da 01:57 a 24:05]
22:05 Mio marito era De Luca Augusto e mi sono sposata nel 1923. Ho avuto 2 figli: Orlando e Martina.
Mio padre si chiamava Giovanbattista e la mamma Monica Sfoggia (Sfòia).
Da Fontigo a Cappella Maggiore ci hanno portato i tedeschi con i muli ... e quando siamo partiti era un pezzo che eravamo sotto i tedeschi. 
23:21 Un giorno (gli italiani) hanno lanciato uno sdrapnel sul cortile, che non ha fatto danni, ma ci siamo decisi a partire. Il parroco era già partito, ed era a Revìne a casa sua dove abitava. Tutti erano ormai andati via ... noi siamo partiti fra gli ultimi ... ognuno è partito per conto proprio, non siamo andati via tutto il paese assieme.
A Cappella siamo stati sistemati in canonica assieme ad una famiglia di Moriago, ma non ne ricordo il nome.
25:03 A Beočin lavoravamo in una fabbrica grande; io lavoravo al primo piano e dal piano terra mi mandavano su i carrelli pieni di cemento e facevo un lungo tratto spingendo questi carrelli sulle rotaie e dopo li rovesciavo su un buco in modo che andassero sotto, e l'operazione la facevo da sola (malgrado il carrello pesasse). Sotto lavoravano ancora il cemento, ma io non so cosa facessero... 
26:35 Appena arrivati in Slavonia ci hanno messo a cavar patate e dopo ci hanno messo in fabbrica. Avevano delle grandi estensioni di patate. C'era il Danubio poco distante.
Noi civili eravamo ben visti, non altrettanto i prigionieri italiani, che alla fine (ritornando a casa) ci hanno insegnato a noi una canzone:

     finalmente è finita la guerra
     che l'Europa l'ha ben disegnata,
     siam tornati con i calli per terra
     è terminato il nostro soffrir
     per quattro giorni ci lasci ...
     con un rancio rifiuto dei cani
     ci trattasti al par d'animali
     maledetta sta razza brutal ...

[Il testo completo di questa canzone, raccolta dal Gruppo Padano di Piadena all'osteria di Bizzolano, inf. Egidio Broglio (Gigio) ed Ermes Rossi, si può leggere e ascoltare — marzo 2010 — a questo indirizzo. Incisione Gruppo padano di Piadena: I giorni cantati ]

29:00 Ai tedeschi questa canzone non andava bene, noi l'abbiamo cantata venendo a casa e loro ci hanno fatto scendere giù dal treno. Poi ci hanno ripreso di nuovo sul treno.
Per venire a casa ci avevano fatto una lista di chi doveva partire, in modo che quando si scendeva alle stazioni si aveva il pranzo preparato.
30:26 Quando eravamo là, noi italiani cantavamo le nostre canzoni e gli abitanti del posto per quello ci volevano bene. È per quello che ci hanno chiamato sulla mensa degli ufficiali ... e loro se la godevano. 
Eravamo noi della nostra famiglia che eravamo bravi a cantare, tutti, anch'io avevo una bella voce [non ricorda il titolo delle canzoni che cantavano]; mia madre in particolare era molto brava a cantare.
Là in Slavonia andavamo anche a messa, anche se io non capivo la lingua.
32:19 Come vi trattavano?
Bene, bene ci trattavano...
Alla mensa degli ufficiali siamo stati chiamati una volta, a Budapest, per cantare.
33:30 Le ragazze del posto ... una mi faceva dispetti, appena arrivata là, finché anch'io l'ho spintonata, e dopo quella volta è diventata un po' più calma. Mi cambiava il binario quando dovevo passare col carrello. Una volta due ho sopportato, finché una bella volta l'ho presa, l'ho spinta, le ho dato una sberla e mi son fatta valere...
I ragazzi del luogo parlavano male l'italiano e non si facevano capire, ma non ci facevano dispetti... la ragazza sì che mi faceva dispetti!
Ci pagavano con soldi di carta, corone, e con quello ci compravamo da mangiare.

A Sernaglia c'è una signora che ha due anni più di me: me l'ha detto il mio dottore, e abita vicino alla chiesa.

36:43 A Cappella Maggiore la canonica era vuota, il prete non c'era e dicevano che l'avevano mandato via, non so perché, e così hanno messo le nostre due famiglie di profughi: una di Moriago e noi.
In Slavonia siamo andati che era estate (in questa stagione) e siamo venuti a casa quando finì la guerra. 
37:42 Adesso mi è venuto in mente quando siamo andati in Slavonia: c'era il granoturco che cominciava a maturare ... vero, di questa stagione siamo andati via ... e quando siamo arrivati avevano le patate da raccogliere, e noi siamo andati a raccoglierle. 
Mia sorella Maria, (quattro anni meno di me, ancora viva) è andata a rubare un grappolo d'uva. Gli abitanti del posto l'hanno presa e portata su e giù per il paese con il fucile puntato e lei col grappolo d'uva in mano. Era uva nera che cresceva su viti piccole e basse. Mia sorella piangeva, poi l'hanno lasciata libera e non è più andata a rubare uva.
Nel complesso però eravamo ben visti, ci davano da mangiare, da lavorare e qualcosa anche ci pagavano. 
I prigionieri erano dispersi, un po' da una parte un po' da un'altra. Erano soprattutto di là dell'acqua, del Danubio.
Mio fratello Fiorano si è ammalato di tifo ed è stato ricoverato e un prigioniero italiano portava sempre le notizie sul suo conto a mia madre; un'altra sorella (sempre Maria) si è ammalata di malaria mentre io qua a Cappella Maggiore mi ero ammalata di itterizia (le terissie); dopo però sono stata sempre bene.
Siamo arrivati a casa tutti ... ma due erano di là, in Italia, di là del Piave: mio fratello Girolamo (Momi) era soldato, e la Giovanna a Chioggia.

Questo occhio ho paura di averlo perso...ma  mi faccio da mangiare da sola, e per il resto vengono altre persone a farmi tutti i mestieri. [...]
                                                                                                                           

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