domenica 28 febbraio 2010

Intervista a Fiorenzo Barbon


Nato a Varago di Maserada (TV), il 5 febbraio 1909, abitante a Maserada in via Madonna delle Vittorie.
Intervista registrata il 22 aprile 1994 



Nastro 1994/3 - Lato B
Sono nato a Varago in via Postioma, in una casa agricola a tre piani (due, in realtà). Noi eravamo contadini proprietari e all'epoca erano in pochi ad esserlo, perché la maggior parte, a Varago, erano fittavoli.
Nella nostra casa abitavano quattro fratelli (... i proprietari erano in quattro). Mio padre era Luigi Barbon, nato nel 1875 e morto a 54 anni nel 1929. Mia mamma si chiamava Amabile Segato, era cinque anni più giovane del marito e visse molto di più (morì circa 15 anni fa). 
02:33 [Origine del] nostro soprannome "Martini" (Barbon detti Martini) ... perché una volta un nostro bisnonno si chiamava Martino e, dato che la nostra era una famiglia distinta... per chiedere informazioni, quelli che venivano da fuori paese, venivano tutti da noi; arrivati a Varago, se chiedevano qualche informazione, i paesani dicevano andate da Martino (ndè da Martino).
I vari fratelli si sono divisi dopo la prima guerra, circa il 1921: noi siamo andati a stare in un luogo là vicino, e gli altri tre rimasero assieme. Questi altri tre si chiamavano: Giovanni, Alfonso, Emilio ... e tutti erano figli di Fiorenzo, di cui ho preso il nome.
Oltre ai quattro fratelli maschi c'erano anche cinque sorelle femmine: in tutto nella casa grande erano nove fratelli (poi, quando le sorelle si sposarono ebbero in dote ciascuna un campo di terra). In tutto la famiglia lavorava circa 70 campi di terra … o forse erano anche un po' di più. [Un campo trevigiano = 5204 metri; per convenzione: due campi = un ettaro]. Era davvero un bel po' di terra: la famiglia insomma era una famiglia che stava bene. Era gente che lavorava, che stava dietro bene alla campagna ... e poi avevano saputo "comprare bene", tanto che una volta acquistarono un appezzamento di 19 campi per sole 20.000 lire.
06:30 Coltivavano granoturco, frumento, e anche altre piccole coltivazioni: avena, segale, orzo ma poca roba, per le bestie... A volte mettevano anche una striscia di lino e una volta anche un po' di canapa.
Anche noi, figli di Luigi Barbon, eravamo in nove fratelli, di cui cinque maschi. Io ero il più vecchio dei maschi, ma prima di me c'erano due sorelle: Ida 1906, Anna 1907... poi c'era Bruno del '12, Ferruccio del '14, Ottorino del '15 ed Elvio, l'ultimo, che è del '23 - dopo la guerra - ed è l'attuale proprietario del bar che sulla curva in centro a Maserada vende anche giornali.
09:10 Della guerra ricordo che in quei giorni i miei zii e mio padre lavoravano ...
Mi ricordo dell'offensiva [giugno 1918] … che sparavano e si sentivano le granate passare sopra e proprio nei nostri campi avevamo una batteria antiaerea, davanti a casa, a neppure 100 metri.
10:51 Quando sono venuti avanti i tedeschi [nel 1917, dopo Caporetto], i genitori dissero «i figli più piccoli e le donne le portiamo più lontano», così siamo andati verso Treviso e ci siamo fermati a Santa Bona dove abbiamo trovato un palazzo disabitato e vi siamo entrati.
Siamo partiti con un cavallo e un carro, portandoci via le cose più necessarie. Però mio padre è rimasto sempre fisso in casa, perché c'erano le bestie da accudire e quindi restava sempre là in casa; così la casa non è mai stata libera, abbandonata.
12:22 E' rimasta in piedi, la casa?
Sì … aveva solo un colpo nel retro della stalla e la granata aveva fatto un buco.
A Santa Bona siamo rimasti per tutto l'anno. Là vicino c'erano gli americani e gli inglesi e noi bambini andavamo a prenderci da mangiare da loro: il pane era più buono (…) altrimenti si mangiava tutto con il sussidio, con la tessera.
Mia madre rimaneva a S. Bona con i figli, ma mio padre invece, con il cavallo, faceva avanti indietro fino a Varago e io, che ero il più vecchio dei maschi, andavo sempre assieme a lui. 
14:33 Non avevo paura della guerra … «per me era come uno svago, io giocavo con tutti i bossoli che rimanevano a terra, facevo delle cataste e poi mi divertivo, le rovesciavo».
I soldati erano là nella nostra terra, accampati davanti a casa nel cortile e poi alla sera entravano in casa e facevano dei giochi (stavano in compagnia). Erano una batteria di artiglieria antiaerea con cinque cannoni …
15:57 Tre fratelli di mio padre erano militari e tutti sono stati fortunati e non furono feriti, solo Giovanni fu fatto prigioniero dai tedeschi e ritornò a casa alla fine della guerra che stava abbastanza bene.
Io non avevo paura, e quando ero a casa a Varago sentivo le granate che partivano di là del Piave e passavano sopra. 
17:11 Con noi c'erano anche altri bambini e ogni tanto ci si trovava insieme ...
La nostra casa era a circa tre km dalla linea del fronte, e quasi tutte le famiglie dei contadini erano rimaste là. Bisognava pure che rimanessero a provvedere al raccolto, seminare, governare le bestie che erano rimaste in stalla!
Non abbiamo avuto furti, solo che ci hanno requisito la cavalla; poi, alla fine della guerra, ci hanno dato in cambio una mula; certo valeva meno...
19:53 A tutti quelli che erano in prossimità del fronte era stata data la maschera antigas, e un giorno abbiamo visto una nebbia... era stato lanciato il gas-lacrimogeno ... gli italiani hanno subito acceso dei preparati appositi che reagivano contro il gas, facendo del fumo, ma lo stesso si era formata una nebbia, un caìvo, che faceva male agli occhi. E proprio in quell'occasione non riuscivo più a trovare la maschera e avevo tutti gli occhi che lacrimavano, ma niente di più.
21:06 In quell'anno di guerra abbiamo fatto comunque tutti i lavori che c'erano da fare in campagna...
Nella campagna avevamo fatto dei piccoli rifugi, delle trincee per mettervi dentro della roba. Anche in casa avevamo fatto un buco e vi avevamo nascosto della roba. Non c'era pavimento... era sotto il portico dove si ricoveravano gli attrezzi. Abbiamo scavato e poi coperto con delle tavole e dentro vi abbiamo nascosto roba da vestire e altra roba, e alla fine della guerra l'abbiamo ritrovata.
23:34 Ricordo in particolare che una volta Francesco Baracca ha colpito un aereo proprio sopra la nostra casa a Varago. Io e un mio fratello stavamo giocando nei pressi di una grossa buca che c'era nella campagna, guardavamo l'acqua e i ranabútoi (girini) che si rincorrevano dentro e a un certo punto abbiamo sentito un rumore in aria, il rumore di un motore inceppato e abbiamo visto una fiamma in cielo: era stato colpito l'aereo. Allora ho preso per mano mio fratello e … corri, corri... ci siamo diretti verso casa per cercare riparo ... ma in realtà stavamo andando incontro all'aereo che cadeva. L'aereo cadde a pochi metri dalla nostra casa, 50 metri in fianco. Per quello avevo paura: lo vedevo proprio venir giù; non abbiamo fatto neanche in tempo di arrivare a casa che l'aereo era già caduto … a neanche 100 metri da casa, proprio sul confine del terreno di un vicinante, appena di là del fosso all'inizio del campo di frumento, poco più sopra del cavino iniziale. 
Me lo ricordo molto bene perché anche noi avevano del frumento e tutti quelli che poi vennero a vedere l'aereo pestarono il frumento, che ormai era quasi maturo (deve essere stato in maggio, era alto, quasi pronto, quasi giallo)… e tutti i contadini dei dintorni vennero a vedere l'aereo. Il pilota era uno solo, ed era morto all'interno dell'aereo ... il corpo però era ormai come disintegrato, bruciato... non si vedeva quasi più.
L'aereo non era stato colpito dalla contraerea che c'era a casa nostra ma da Baracca ... io lo so, perché Baracca dopo aver colpito l'aereo si girò e volò a bassa quota sopra l'aereo colpito prima di andare ad atterrare. Poi, dicevano (si diceva... ma io non l'ho visto) che Baracca fosse venuto sul luogo in automobile a vedere l'aereo che aveva abbattuto.
[...]
29:00 Il parroco di Varago, Don Pastega, mi pare che sia rimasto in paese...
Da profughi a Santa Bona di Treviso, in questo palazzo non abbiamo trovato nessuno e neanche abbiamo frequentato nessuno del paese di Santa Bona, perché il palazzo era vuoto e lontano da altre case. 
30:05 Il proprietario di questo palazzo doveva essere stato proprietario di un cinema perché in una stanza abbiamo trovato anche un deposito con moltissime pellicole cinematografiche. Noi non sapevamo cosa fossero ... e così noi bambini ne abbiamo bruciate tantissime. Noi non sapevamo altro che quella roba là ardeva bene: erano buttate là per terra tutte de strassinon, su una stanza, tutti questi rotoli, queste pellicole ... che andarono distrutte così.
31:13 Io, come bambino, ho vissuto la guerra come fosse una cosa naturale che facevano, così... Sono rimasto impressionato solo quando è arrivata la batteria con questi cannoni che si sono messi proprio nel cortile davanti a casa... e «anzi io quando ero in giro per la strada e ritornavo a casa dovevo passare sotto le corde con cui erano agganciati i cannoni ai camion che li avevano portati fin là». 
Sentivo il rumore dei colpi, quando sparavano, ma non mi dava fastidio.
Poi i cannoni furono portati un po' più avanti sul campo, a neppure cento metri, davanti alla casa, dove furono costruite delle piazzole...
33:12 Mi ricordo di questi camion che trascinavano i cannoni e che avevano le ruote in ferro cerchiate con gomma piena e dura...
Io avevo già fatta la prima elementare e nell'anno della guerra non sono più andato a scuola; ho ripreso ad andarci nel 1919.
Dopo le scuole ho fatto il contadino, ma volevo imparare un mestiere, perché mi rendevo conto che in famiglia ... 
[...(testo non registrato - fine cassetta) - essendoci tanti fratelli - non avevo molte prospettive; invece mio padre voleva che rimanessi in casa a lavorare la terra...
Ma alla fine andai a fare il muratore e mi sono anche fatto la casa in cui abito.]                                                                                        

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