martedì 2 marzo 2010

Intervista a Luigi Basei detto Còchi Basèi

Nato l'11 ottobre 1902 a Santa Lucia di Piave (TV). Residente a S. Lucia di Piave in via Caldevie.



Nastro 1994/24 - Lato A      13 giugno 1994
Abito in una casa che era proprietà di Ancilotto, mentre tutte le (grandi) case coloniche qua attorno erano di proprietà Collalto.
01:36 Nel 1923 ero soldato a Pesaro, II artiglieria di campagna e quando è andato al potere Mussolini i fascisti sono venuti anche dentro le caserme... e dopo venti giorni che ero là sono venuti a chiamarmi perché al comando del corpo d'armata serviva uno che accudisse i cavalli. C'erano due cavalle una Ben e un'altra Bluette, di nome... e io dovevo sostituire le loro staffe.
03:08 Qua - a casa nostra - sono arrivati i germanici, qua i me ga molà fora tute e bestie dalla stalla e ci hanno messo dentro tutti i loro cavalli, perché a Mandre avevano piantato i cannoni... e da noi nel portico laggiù avevano un'infermeria per i cavalli... (per ferrarli)... tutte le stalle qua intorno erano piene di cavalli.
Qua dietro c'era una grande fossa e avevano tutti i carri dei bagagli e c'era una sentinella che li vigilava, un tal Redezki che veniva dalla Bavarìa, me ne ricordo ancora il nome.
04:19 Una sera che era ciòcc (ubriaco) si è messo a sparare a vuoto in aria, lo hanno preso, lo hanno portato in cucina e lo hanno fatto appoggiare con le mani contro il muro. In sette otto germanici con le cinture lo hanno picchiato e patatin e patatun, per punizione... Le donne di casa sono intervenute gridando «Jesumaria i o à copà, l'é mort» ... (Gesùmaria, lo ammazzano, è morto) ma finché quello che li comandava non ha dato l'ordine di smettere quelli hanno continuato ... e quando hanno finito era come morto. Gli hanno messo sopra una coperta e la mattina dopo è venuto qua l'ufficiale medico con un altro soldato che aveva una vaso di grasso. Lo hanno spogliato nudo ... ed era nero, tutto pieno di pacche, nero che pareva morto. Lo hanno unto dappertutto con questo grasso... e dopo, da là, in due lo hanno preso e lo hanno portato sul tabià e lo hanno lasciato là disteso sul fieno. È rimasto là per otto giorni, e in capo ad otto giorni è venuto giù... e dopo pochi giorni i germanici sono partiti e se ne sono andati via e questo soldato ha avuto il coraggio di tirar fuori un carro da fieno dei nostri e di riempirlo (era uno di quelli con le scale - laterali - lunghe). Avevamo ancora due vacche in stalla che non erano mai state attaccate, lui le ha attaccate al carro con il giogo (dògo) ed è partito...
08:21 Le bestie era state tutte fatte uscire dalle stalle e lasciate libere per i campi (ci era stato dato un papir come ricevuta, ma schèi niente) e poi le ammazzavano, al bisogno ...
Partiti i germanici sono capitati i trentini, che erano sotto l'Austria e parlavano in italiano.
Sono arrivati di sera, e davanti a casa c'erano tutti buchi, camminamenti... e in capo a tre giorni a mezzanotte sono venuti nelle quattro famiglie che abitavano in Caldevie, e con quelle carrette bastarde con un timone e trainate da due cavallini ... un carro per casa ... a mezzanotte ci hanno fatto caricare tutta la roba che si poteva e ci hanno portato a fontanelle a Fontanelle nei casoni di canne.
10:15 Io ero il più vecchio della famiglia fra i maschi rimasti a casa, gli altri erano tutti soldati. Mio padre Basei Giovanni era del 1878 ed era soldato. Mia madre si chiamava Modolo Teresa ed era del '79.
Noi eravamo 8 figli, oltre a quelli morti, quattro figli e 4 figlie. Dopo di me c'era un fratello del 1904 (Angelo, che dopo l'ultima guerra è andato a Roma con la famiglia e poi a sua volta ha avuto 7-8 figli). È morto due anni fa...
Poi veniva un altro fratello che lavorava da Zoppàs e abitava qua a Santa Lucia. È morto un 16 di ottobre ... era andato a prendere in bottega da Rigo qualcosa col motorino per lavare el caretèl (botticella) perché era ora di vendemmiare e fu investito da un motocarro. Si chiamava Bepi ed era del 1909. Poi ho un altro fratello di nome Toni, del 1921, che ha fatto la guerra in Jugoslavia e poi ho anche 4 sorelle, che sono morte tutte, tranne una che è a Roma ( ... ) dove era andata a servire. Mio fratello Angelo invece era andato a lavorare come contadino a Cecchina, in una campagnola di uno da Conegliano che aveva un vigneto.
I tedeschi che erano venuti per primi provenivano dalla Bavaria (Baviera) e io non posso dire tanto male di loro; non hanno fatto niente di particolare come danno, solo si sono serviti di quello che c'era, vino in particolare. 
15:59 Erano un reparto di artiglieria, e i cannoni trainati dai cavalli furono piazzati a Mandre; gli ultimi cannoni erano un duecento metri dietro la nostra casa. Erano cannoni da 149, avevano le granate grosse così... che avevano accatastato sotto la rivéta del Pajo (uno dei nostri campi, un campo di prato stabile).
17:19 Quando io ero profugo, dopo essere stato per un poco a Fontanelle, sono venuto giù, a San Vendemàn (San Vendemmiano) nel borgo dei Saccon.
A Fontanelle è rimasta mia madre con altre due tre mie zie: Costanza e Giovanna Basèi. 
18:29 Mio padre era sul Carso di artiglieria; mio zio Lorenzo è stato fatto prigioniero sul monte Fiore e di lui non si è più saputo niente, né vivo né morto; il il terzo zio, Agostino, quello invece è tornato, dalla guerra.
19:19 Io ho conosciuto mio bisnonno Luigi, che aveva fatto la guerra del 1866 sotto l'Austria contro gli Italiani ... erano venuti qua alla Bolda dove c'era la pica, dove impiccavano i soldati disertori. Allora comandava l'imperatore dell'Austria Giuseppe, che chiamavamo Beppo patata. Mio bisnonno era della cavalleria e aveva una sciabola lunga così. È morto di 97 anni.
21:49 A San Vendemmiano ci siamo sistemati nella famiglia di Giovanni Mazzer e nel mese di giugno si veniva a tagliare frumento qua nel Prà dee piante. Venivamo io, un altro ragazzo che adesso è morto, Toni Colomban, e altre due donne (mia mamma, sua cognata Maria Modolo, Tranquilla Bariviera che una volta i tedeschi le hanno corso dietro, senza prenderla). Si veniva giù a piedi e si veniva a tagliare frumento davanti ai cannoni dei tedeschi. «Si avevano i cannoni tedeschi di dietro» e davanti c'era il riflettore italiano che faceva questo scherzo qua [mima la parabola] e allora noi ci toccava rimanere fermi.
Questo lavoro lo si faceva di notte; durante il giorno chi è che l'avrebbe fatto? Ma quando passava il riflettore ci toccava stare fermi ... e di dietro, molto vicini si avevano i cannoni.
25:15 C'erano dei gelsi grossi e i tedeschi a quest'altezza [circa un metro da terra] li avevano tagliati quasi completamente e poi da una parte ci avevano messo una bartoèa (cerniera), in modo da poterli piegare quando tiravano e poi rialzarli, così da non farsi vedere. Quando non sparavano più rialzavano il gelso e così nascondevano il cannone ... erano birbi anche i tedeschi, sai! Erano gelsi grossi così, e se era d'estate e le foglie si seccavano, gliene mettevano delle altre di fresche che prendevano negli alberi d'attorno. All'epoca c'erano siepi dappertutto.
Una sera ci troviamo là ed hanno fatto una scarica di 149, 110 e 75 e, da dove i tedeschi tiravano col cannone (al Prà dee piante) a dove noi tagliavamo il frumento, non sono mica duecento metri! Saranno andati avanti un'ora... e noi là a tagliare frumento con la falce a mano (a messora), in ginocchio e con un sacco... finché non si avevano riempito i sacchi e si ritornava a San Vendemiano, a piedi, e dopo li si portava via e alla mattina dietro si battevano le spighe con una bacchettina e poi con un macinino da caffè si otteneva la farina per mangiare.
Una sera, di là da Sigagna [Cigagna, un toponimo campestre, che prende il nome da una famiglia del luogo] - perché si prendeva dal Prà delle Piante e si andava su di qua, sempre per i campi, per una stradina...
26:58 ... non troviamo in quel punto, di passaggio obbligato, i poliziotti tedeschi che ci hanno fermato? (erano come i nostri carabinieri). Ci hanno parlato ma non abbiamo capito cosa dicevano... allora ci hanno toccato il sacco e ci hanno lasciato andare. Noi si andava avanti per questa stradina, poi si continuava lungo un siesón (grande siepe) e sul canton al Broc si attraversava il Monticano su una passerella che c'era là, si passava a piedi, con i sacchi in spalla e poi si passava per le Rossette, sempre per i campi, e si attraversava la strada storta che da San Micièl va fuori al borgo de Saccon. Insomma, sempre attraverso i campi si arrivava dove abitavamo. Era una vita... ma non è mai successo niente a nessuno. Anche quando tagliavamo il frumento non è mai capitato che scoppiasse qualche granata inesplosa rimasta per terra, anche perché noi tagliavamo il frumento molto alto (le spighe), e la paglia la lasciavamo là; poi un sacco ciascuno sulle spalle e via. 28:56 Siamo venuti giù quattro cinque volte. Ci saranno stati quattro cinque campi di frumento ed eravamo in tre quattro per sera. Noi eravamo bambini ed erano le donne che portavano i sacchi in spalla, mentre noi ci limitavamo a tagliarlo. Per battere il frumento bisognava farlo piano piano con una bacchettina e poi con un macinino da caffè si macinava e veniva fuori una pastolata, un qualcosa che si mangiava, non propriamente pane. Erano le donne ad arrangiarsi in qualche maniera, la Emilia Colomban in particolare.
31:16 Nella famiglia di Giovanni Mazzer, dove eravamo profughi, erano tutti soldati (i maschi) e non c'erano che donne a casa. Eravamo quattro famiglie di profughi in quella casa, sistemati in tel biavèr (nel granaio). C'erano Maria Modolo, Emilia Colomban, Catella [Teresa] Basèi, Nano Lovàt ... inoltre c'erano i Mazzer, tre femmine sposate Gigetta, Eugenia, la Mas'ciéta (figlia di Mas'ciét). La più vecchia aveva 5-6 figli, l'altra ne aveva quattro, e l'altra ancora due. Poi c'erano il vecchio e la vecchia vivi e la tosa da sposare. Gli uomini erano tutti via.
33:06 Noi siamo stati anche fortunati perché l'anno è andato via abbastanza buono.
Abbiamo lavorato e siamo riusciti a fare un po' di biava... e dove si dormiva sul biavèr, c'erano dei travi con le tavole e avevamo fatto sotto i nostri letti come una specie di parè in cui avevamo nascosto le pannocchie perché i tedeschi venivano a guardare. 
Anche là dove eravamo noi c'erano i tedeschi con i cavalli, con i quali andavano a portare da mangiare ai soldati sul Piave. Il mangiare lo preparavano nel borgo di Saccon. Quando era sera partivano da dove eravamo noi profughi (casa Mazzer) e andavano sul Piave. Alla mattina tornavano indietro con i feriti o i morti; qua a Santa Lucia c'era l'ospedale da campo nella casa dei negozianti Camerotto, vicino alla chiesa, in centro al paese.
36:10 Ogni mattina venivano su dal Piave con uno o due morti. Mi par di vederli adesso e in un campo di biava avevano fatto una buca e là ogni mattina, uno o due, li buttavano giù e li seppellivano vestiti com'erano, con le scarpe e tutto ... noi li vedevamo perché al mattino venivamo in paese.
38:52 Una volta ho visto i cannoni che hanno tirato a  Francesco Baracca, sopra la mia testa. 
Si tornava a casa dopo aver arato un po' di terra con un cavallino in località Casarine, era terra di Collalto, adiacente a una vigna di riesling... e là erano piazzati a una decina di metri uno dall'altro due cannoni ungheresi, di quelli fatti a campana uno con la bocca un po' più lunga dell'altro. Alle quattro del pomeriggio gli apparecchi si stavano ritirando oltre le linee. Noi stavamo andando sui campi per butar su (rincalzare) le testate del [granoturco] cinquantino. Eravamo io e un Colomban, e dopo un poco vediamo questo apparecchio che viene dalla parte di Mareno. Non facciamo a tempo di dirci «guarda questo apparecchio, viene dalla nostra parte» che prima un cannone ''tam" poi l'altro "tam" fanno partire un colpo nella sua direzione... era proprio là vicino a noi ... e noi correre subito dietro i moreri a nasconderci. 
Allora Baracca ha fatto una manovra, ha virato ed è venuto giù all'altezza quasi degli alberi e si muoveva come una biscia, e pareva la fine del mondo, fucileria, mitragliatrice... kaputt, kaputt, dicevano i soldati... macché kaputt, l'aereo ha fatto in tempo ad andare di là. Noi eravamo nascosti dietro l'albero e si sentivano le schegge che sibilavano come dei gattini e restavamo là fermi immobili.
42:34 Un giorno, là dove c'erano i cannoni, io e un tal Giovanni Moro, del 1904, andiamo in giù attraverso campi e passiamo davanti al cimitero di Santa Lucia... e non vediamo un lepre che vi entra dentro? E allora dentro anche noi e ci dividiamo i compiti: l'amico Moro si mette a correre tra le tombe per stanare il lepre e io levo una croce da una tomba e con quella in mano mi metto di guardia al cancello. Giovanni si mette a correre e questo lepre ... via, vedessi che salti che faceva... finché Giovanni riesce a mandarlo verso l'uscita. Mi capita a tiro una prima volta ma riesce a schivare il colpo e a tornare indietro. Allora corrergli ancora dietro, finché mi torna nuovamente davanti … e questa volta con la croce non sbaglio il tiro, e riesco ad ammazzarlo.
Attraversiamo la strada, quella che va alla Bolda, e andiamo su per i campi, in mezzo al vigneto, passiamo nei pressi dei cannoni degli ungheresi e non si sono accorti che avevamo il lepre in mano? si sono messi a correrci dietro, ma noi eravamo ragazzi di quindici anni e non era facile prenderci... e infatti siamo riusciti a scappare.
45:26 Un'altra volta eravamo a sarpìr (potare le viti) dai Safriss. Eravamo su per le scale di legno in tre o quattro. C'erano i tedeschi a pasto con i cavalli ... si vede che i cavalli hanno stanato questo lepre il quale si mette a correre proprio nella mia direzione. Mi passa sotto e io gli lascio cadere la forbice da potare... e taf, non riesco a prenderlo? È andato avanti trenta-quaranta metri e poi è caduto a terra morto, e io subito sono andato a prenderlo ...
I tedeschi avevano osservato la scena, ma erano più indietro un centocinquanta metri. Si mettono ad urlarci e a correrci dietro, ma io via di corsa, ho fatto in tempo di arrivare a casa, attraverso campi (saranno stati due chilometri di strada) e i tedeschi sempre dietro. Ma quando sono arrivati nei pressi di casa, Nano Lovat, che era un pezzo d'uomo anche se avrà avuto un sessant'anni, affronta il tedesco e lo butta per terra.

Nastro 1994/24 - Lato B
47:33 Così noi siamo riusciti a scappare ancora, con il lepre. Il soldato torna sui suoi passi ma in capo a mezz'ora arriva un gruppo di soldati armati in casa in cerca del lepre, ma ormai il lepre non c'era più, noi l'avevamo nascosto.
48:43 Avevano fame anche i tedeschi...
Ma a parte questo non ci hanno trattato male ...
Io ero uno dei ragazzi più vecchi e si andava a segare l'erba dai Saffriss insieme a quindici-sedici donne; c'era un vecchio - sarà stato vecchio come me adesso - che ci uséa (affilava) la falce, perché noi eravamo giovani e non eravamo tanto pratici nell'operazione, lui invece stava lì e affilava le falci... e noi tagliavamo il fieno e poi lo caricavamo sui carri dei tedeschi, perché poi loro davano da mangiare ai cavalli. Erano tutti cavallini piccoli, con cui portavano da mangiare sul Piave. In cambio di questo lavoro i tedeschi passavano qualcosa da mangiare alle donne, che andavano a prenderselo nelle loro cucine...
50:43 Ma per il resto i tedeschi erano buona gente, non si può mica dire (erano ungheresi, per la verità).
Siamo rimasti a San Vendemiano fino alla fine della guerra e poi siamo ritornati subito, al pomeriggio, a casa nostra … appena i tedeschi se n'erano andati.
La casa era tutta per terra ... una parte; una parte invece era rimasta in piedi ma senza tetto, senza finestre, senza balconi, senza niente... perché tutto era stato utilizzato dai tedeschi per le loro trincee... infatti gran parte delle case, anche se in piedi erano tutte scoperte, senza coppi. E poi dietro a molte case c'erano dei ricoveri in cemento armato in cui si era sistemato il comando... e mio fratello, quello che è a Roma, quando sono venuti avanti gli italiani ha assistito alla resa di 7-8 tedeschi che erano dentro uno di questi ricoveri.
52:42 [L'avanzata degli italiani, 1918] ... Qua è venuto avanti il 94° Fanteria. Erano tutti romagnoli... e qua a cento metri sullo stradone un tedesco si è preso una scarica sulla gamba ed era buttato là per terra, tutto nero, si era fin mangiato la mantellina, morsicata tutta. È morto là per terra, svenato; l'ho visto io poco dopo.
Un altro tedesco più avanti si era preso invece uno sdrapnel (shrapnel) sulla testa. [...]
Era la fine del mondo [...] 
54:08 Un altro gruppo di tedeschi si era recato a portar via un pezzo di artiglieria con sei cavalli ed è stato preso in pieno da uno sdrapnel. È morto il cavallo e il capo-pezzo  che è rimasto con la testa penzoloni sopra il cavallo... gli altri sono riusciti invece ad allontanarsi.
Mio fratello si era trovato alle Casarine, dove stava lavorando la terra, vicino a un comando dei tedeschi, quando ci fu l'episodio della resa ...
Anche tre italiani sono morti (li ho visti io in quel pezzo di strada).
56:00 Sulla strada che porta a Mandre, là c'erano 8-10 tedeschi per terra, a cui era stato piantato il pugnale dagli arditi... erano a qualche metro di distanza uno dall'altro, uno qua, uno là, uno più avanti... stavano fuggendo ed erano stati raggiunti dagli arditi. Ammazzati tutti, ostia, con una pugnalata sul collo. Erano là buttati giù (distesi) per terra, tutta roba di venti anni, tutti morti. Non potevano lasciarli stare ... gli arditi?
57:19 Dove ero io profugo (a San Vendemiano), i tedeschi hanno fatto resistenza sul Montegan, e vi sono stati due-tre morti ... Poi, verso sera sono venuti su per lo stradone, in mezzo i campi... e un tedesco non si è fermato a casa nostra? Mi pare di vederlo adesso, si è tirato fuori dalla fila e si è presentato in cucina. Non si capiva cosa diceva, ma lo abbiamo portato di sopra dove avevamo il fieno, e là si è tolto le armi, la giberna, la divisa e si è messo a dormire sul fieno...
59:09 Alla mattina arrivano in casa due inglesi in perlustrazione, e noi ragazzi glielo abbiamo detto ...  sì, sì, c'è qua un tedesco e li abbiamo accompagnati sul fienile. Ma sono intervenute le femmine: «Non state fargli niente, perché è buono, non fategli niente», imploravano... e il tedesco non voleva venir giù, perché aveva paura. Con il tedesco non ci si capiva, con gli inglesi non ci si capiva... ma c'erano le donne che dicevano di non fargli niente, e infatti non gli hanno fatto niente.
60:27 In paese a Santa Lucia [di Piave] non c'era nessuno, erano scappati tutti, profughi, non so dove.
Le case di Santa Lucia da qua in giù erano tutte rotte... oppure erano tutte senza tetto.
In centro del paese sono arrivate poche granate. 
61:24 Da Montebelluna sono arrivati 4 colpi da 210; si vede che dietro alla famiglia Battistella avevano individuato un grosso cannone tedesco da 305... e gli italiani evidentemente non hanno preso bene la mira, hanno sbagliato di circa 100 metri (tanta è la distanza fra casa Battistella e la chiesa): così di questi quattro colpi, uno ha preso in pieno la canonica e ne fa fatto tutti pezzi. Noi vi avevamo messo in deposito un carro e fu fatto a pezzi. Un'altra granata è esplosa nel brolo di Toni Camerotto e delle altre due, una è caduta di là del campanile e non è esplosa; l'altra più avanti in mezzo i campi, sempre senza esplodere, e io li ho visti questi "bussolotti".
64:23 A noi hanno portato le baracche, quando siamo tornati a casa [...] ma le case erano tutte di proprietà dei padroni della campagna, non nostre (eravamo sotto Ancillotto)... La casa in cui ora abito (che era per terra) fu rifatta nel 1921 e fino ad allora siamo rimasti nelle baracche. 
Noi abitiamo a circa cinque chilometri dal Piave, cioè dalla prima linea... Adesso nelle grave del Piave in territorio di S. Lucia hanno costruito il locale Al Gabbiano.
66:53 Dopo io sono andato a lavorare al ponte sul Piave, (a Nervesa, dove avevano gettato le passerelle i tedeschi) e c'era una catasta di fucili così ... e c'erano teste e braccia di soldati, e buche di granata da spianare.  Ero andato a lavorare sotto il Genio, subito finita la guerra, avevo 15 anni e con me veniva a lavorare un vecchio di 70 anni e si partiva alle cinque del mattino per andare a lavorare... e qualcosa si prendeva, ma pochi schèi.
Si coprivano le buche, e i morti. Nel Piave c'erano due inglesi morti, buttati giù - mi par di vederli ancor adesso - e avevano la pancia con i buchi in cui erano entrate le pantegane a mangiare le interiora. E noi li abbiamo coperti coperti col sabión (sabbia)
70:00 Io, Luigi Bariviera e Giovanni Modolo, quaggiù vicino a casa dove c'erano i cannoni, abbiamo trovato delle casse piene di bombe a mano e siamo andati a farle esplodere in una cava di ghiaia là vicino, per gioco, una cassa di bombe a mano ciascuno. 
Qualcuno andava in cerca per mestiere di questi residuati; qualcuno ci lasciò le penne...
71:56 La campagna comunque ce la siamo messa a posto noi: C'erano tutte buche di granata e ci siamo arrangiati a chiuderle noi... poi hanno mandato degli inglesi  con i trattori, con quelle grosse macchine là ad aiutarci ad arare la terra, anche la nostra terra.
73:04 L'acqua ... una volta si beveva quella dei fossai (fossi), pompe non ce n'erano; una volta erano le donne  che andavano a prendere l'acqua nei fossi. Pompe (fontane) ce n'erano solo due, [in centro] a Santa Lucia.
L'acquedotto di S. Lucia è circa del 1960.
[Interviene il figlio, per confermare quanto dice il padre e descrivere l'assetto della campagna di un come anche lui ricorda]:
74:44 C'era di tutto, c'era bosco, c'era selvaggina. Non era come adesso: adesso sono un giardino, queste campagne. Una volta, me lo ricordo, qua dietro c'erano boschi, valloni, terre ancora come erano state create dal Signore, c'erano i prati...
[Nella campagna di Santa Lucia di Piave ... ogni cinque metri c'era una buca di granata.]
75:13 Una volta in un fossato [...] assieme a Colomban, abbiamo preso una bisata (anguilla), ma poi un tedesco ce l'ha rubata, solo che più che la stringeva più lei scappava, finché si è rassegnato a ritornarcela.
Eravamo alle Casarine, da Modolo qua a Santa Lucia, dove si veniva a lavorare la terra partendo da San Vendeman dove eravamo profughi.
77:01 L'episodio di Baracca... 
D. - Chi ha detto a lei che era proprio l'aereo di Baracca?   
Lo si sapeva, noi.
Come faceva a saperlo che era Baracca? Non era mica scritto Baracca...
No, ma l'abbiamo saputo dopo, quando l'hanno buttato giù. 
Bianco rosso e verde era, la bandiera italiana, aveva ... mi pare di vederlo adesso, con un'ala più corta e una più lunga.
Voglio dire, ce n'erano tanti di apparecchi italiani...
Abbiamo saputo che era uno solo, che era un bravo pilota. Era uno solo, da solo, ed era rimasto indietro... e tutti gli sparavano, la fine del mondo, mitraglie, fucili; i cannoni gli hanno sparato due colpi, ma gli hanno tirato che lo vedevano appena, laggiù...

Nastro 1994/24 - Lato B
Aggiunte e precisazioni, 11 agosto 1994
78:39 Dopo la punizione, il soldato tedesco fu portato sul tabià, che sarebbe il fienile... 
Appena arrivati, i tedeschi fecero uscire le bestie dalla stalla per metterci dentro i cavalli... 
80:00 Dopo la guerra, come riparazione dei danni la Germania ci ha mandato delle mucche e quattro vitelli, due cavalli e un mulo.
Quando i tedeschi avevano requisito, appena arrivati, ci hanno lasciato un pezzo di carta scritta, che però non serviva a niente. Solo dopo la guerra ci sono arrivate le bestie ... (e assieme a noi anche tutti gli altri contadini della zona hanno ricevuto bestie dai tedeschi come rimborso danni di guerra).
Il parroco di Santa Lucia era don Vittorio Morando. Il mio amico del cimitero [episodio del lepre, era il giorno dei Santi... quando i tedeschi erano appena arrivati] era Antonio Colomban.
L'imperatore d'Austria era chiamato Bepo Patata, da noi...
Bosgnacchi, croati, boemi, polacchi, slavi, montenegrini... qua ce n'erano di tutte le sorti e noi ragazzi in qualche maniera si parlava con loro. 
82:34 Ricordo ancora qualche parola di tedesco... sapevo contare fino al venti io allora, in tedesco... ein svai trai... il pane si chiamava brot... 
Io non posso dire che siano stati tanto cattivi. 
Con le donne qualcheduna... quaggiù, dalla famiglia di ... hanno ammazzato l'uomo, i germanici hanno ammazzato il vecchio Meni Amadio che voleva difendere la nuora, una certa De Nadai da Mareno; dopo non ci furono altri episodi del genere.
A San Vendeman c'erano le salmerie, ed erano ungheresi. Noi eravamo in 4 famiglie ... i maschi erano in guerra, c'erano le donne: Modolo Maria, Basei Teresa (mia madre), Colomban Emilia, e Nano Lovat.
85:17 Quella volta di Baracca era verso sera... gli aerei stavano ritornando dietro le linee. Era in giugno e noi di notte avevamo attaccato un cavallo per solcare il cinquantino... al pomeriggio successivo, verso le quattro, eravamo io e Nane Modolo, sul campo a rincalzare le testate. 
L'aereo era proprio sopra di noi, el ndéa come un biss... (si muoveva come una biscia); ricordo i colpi secchi dei cannoni, uno davanti e uno dietro all'apparecchio... che scende in picchiata verso terra e gli ungheresi credono di averlo colpito... kaputt, kaputt, perché sembrava cadesse e invece niente, lui scappa come un biss, zigzagando, destra e sinistra, destra e sinistra. Loro hanno aperto mitragliere, fucileria, la fine del mondo... e scaje (schegge) che cadevano che sembravano dei gattini, gneo gneo gneo... miagolavano! Sul Piave era la fine del mondo.
L'abbiamo saputo dopo che era Baracca..
88:31 I gelsi tagliati, con le bartoèe (cerniere) ... venivano tagliati del tutto... si trovavano a duecento metri da casa nostra ed erano tagliati a 80 cm da terra. Basei mi indica il luogo dove c'erano i gelsi e - dietro - i cannoni, 200 metri a nord della casa a nord, nella riva del Pajo (era il nome del campo). 
I tedeschi avevano piantato anche degli alberelli per oscurare... e poi tiravano dei ferri sui quali applicavano delle frasche per nascondere i cannoni. Uno di questi alberelli è un pisolèr (Celtis australis, bagolaro) che c'è ancora, ormai grande. Si trova sul nostro terreno, sul confine con la campagna di Ancillotto e finché sono vivo io non va tagliato... è pieno di stornelli che vi si rifugiano.
92:22 Il vecchio che affilava le falci quando andavamo a tagliare l'erba era «el vècio Poét», che avrà avuto sugli 80 anni... e noi ragazzi riempivamo il tabià di fieno; poi i tedeschi venivano loro con i cavalli a penderselo.
Il tedesco che si è fermato a casa nostra faceva parte del gruppo che aveva resistito agli italiani sul Montegan (Monticano) ... mi pare di vederlo adesso [...]
   
                                                                             

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